Ottocento multe a Pasqua, quarantamila negli ultimi mesi, singoli automobilisti sanzionati decine di volte per la stessa infrazione. La testata giornalistica Olbia.it esclusa dall’elenco dei media accreditati solo perché critica con l’amministrazione comunale, esclusione confermata in un’apposita seduta del Consiglio comunale, davanti ai presidenti dell’Ordine dei giornalisti e della Federazione della stampa. Quel che accade a Olbia dimostra quanto ingannevoli siano le insegne, fuori dai negozi della politica. Basta varcare la porta di quei negozi per accorgersi che la merce esposta è tutt’altra cosa, rispetto a quel che i gestori vantano.
Settimo Nizzi, sindaco di Olbia per quattro volte, è l’espressione sarda più eloquente del berlusconismo. Non foss’altro perché, come tutti sanno, Nizzi venne inventato politico da Berlusconi, in circostanze fortuite e rocambolesche, un’estate di ventiquattro anni fa. Berlusconi e i suoi seguaci si sono accreditati presso l’opinione pubblica come i difensori delle libertà personali contro le ingerenze della sinistra postsovietica, agitando i fantasmi del comunismo oppressivo: quello che invadeva il privato di ogni cittadino, togliendogli anche il respiro. Erano i testimoni del liberalismo: i diritti naturali dell’uomo non sono affare dello Stato, quelli alla proprietà e all’espressione primi tra tutti. Bacchettavano le dita di quelli che volevano mettere le mani nelle tasche dei cittadini e aggredivano qualunque forma di limitazione della volontà espressa dal cittadino/consumatore. Non c’era campagna elettorale che non si concludesse con la promessa di togliere una tassa, strillata a reti unificate dall’ex cavaliere. In una città votata al berlusconismo come Olbia, oggi le mani nelle tasche dei cittadini entrano sotto forma di multe inflitte per quella disgraziata Zona a traffico limitato: nelle intenzioni una idea più che rispettabile, nell’attuazione un disastro. Ma sembra davvero normale che in una città da sessantamila abitanti negli ultimi due mesi possano essere state elevate quarantamila multe, ottocento solo a Pasqua? Saranno tutti automobilisti indisciplinati, stupidi o sbadati quelli che sono caduti nel tranello? O non sarà, magari, che le indicazioni non sono abbastanza chiare e quei soldi servono a fare cassa? C’è modo e modo di far rispettare le regole. Giratevela come vi pare, ma questo è un esempio di Stato che invade pesantemente il privato dei cittadini. Esattamente come illiberale è quell’istituzione che cerca di tappare la bocca ad un organo di stampa, perché quel che scrive non le piace. Questi una volta si facevano chiamare Popolo delle Libertà.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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