Livio Fanzaga da Dalmine, in provincia di Bergamo, è il direttore di Radio Maria dal 1987. Aveva 47 anni quando assunse l’incarico, oggi ne ha 75: da allora, ogni mattina, commenta i giornali italiani dal suo angolo visuale di cattolico integralista.
Il ministro di culto Fanzaga vince oggi il Personaggio del giorno per aver paragonato ad una prostituta biblica Monica Cirinnà, firmataria del disegno di legge sulle Unioni civili. Non contento, ha ricordato alla parlamentare che è destinata a morire: attento alle sfumature delle parole, non le ha augurato la morte ma ha lasciato intendere che della tizia che vorrebbe far sposare i froci non resterà nulla, nessuna traccia nel sentiero della storia.
La Provvidenza, secondo Fanzaga, porrà rimedio con l’oblio eterno anche a questa immeritata fama. Con encomiabile senso dell’umorismo, la Cirinnà ha replicato pubblicando sulla sua bacheca Facebook la memorabile scena di “Non ci resta che piangere”, quella del “ricordati che devi morire!” indirizzato dal monaco a Massimo Troisi, il quale promette di prendersi un appunto per non dimenticarselo. Certo, meglio riderci su, Però, però.
Qualche mese fa Fanzaga aveva proposto l’impiccagione per Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, i due giornalisti sotto processo In Vaticano per i libri-inchiesta in cui rivelavano gli scandali finanziari della cosiddetta Città Santa. E di uscite spericolate da giudice della Santa Inquisizione il nostro speaker ne ha collezionate altre, nelle sue omelie mattutine, spingendosi talmente al largo da incorrere addirittura nella censura di Pontifex, altro mezzo di comunicazione ispirato al cattolicesimo delle Crociate.
Basterà seppellire Fanzaga sotto una risata? Oppure bisognerà porselo il problema, se un qualunque invasato può diventare opinionista degno dell’attenzione dei media nazionali? Quando Fanzaga arrivò a Radio Maria, questa era una piccola emittente di paese. Lui era appena stato folgorato dalla visita a Medjugorie, che in seguito lo avrebbe portato a diventare un cultore delle apparizioni della Madonna.
Oggi, sotto la sua guida, Radio Maria trasmette litanie e rosari attraverso 580 ponti ripetitori in tutta Italia, il che spiega la tenacia di un segnale ricevibile in ogni sperduta spelonca dello Stivale. Non basta: con le trasmissioni satellitari, la radio vola nell’etere raggiungendo tutti i Continenti. Cosicché la rassegna stampa mattutina del direttore/presbitero è ascoltata mediamente da un milione e 700 mila persone. Più o meno le stesse che finanziano la radio con lasciti e ricche elargizioni. Nel sito internet di Radio Maria, uno spazio è appositamente dedicato ad incentivare le donazioni, la cui diminuzione è stata di recente oggetto di lagnanza da parte di Fanzaga.
Nei primi anni novanta ero lo speaker di una piccola radio parrocchiale, costretta a cedere le frequenze e dunque a chiudere al sopraggiungere della legge Mammì. Tra gli aspiranti acquirenti c’era proprio Radio Maria, che si offrì di pagare quanto necessario per trasformare la nostra piccola emittente in una delle sue tante succursali sparse per il mondo. “Abbiamo talmente tanti soldi – dissero – da non sapere come investirli”. In un momento in cui tante voci disseminate per la provincia italiana si arrendevano ad una legge illiberale, loro vivevano il momento di massima ricchezza. Non sarò mai abbastanza grato al professor Decandia, direttore di Radio Arzachena, per avere scongiurato un simile rischio, rifiutando l’offerta.
Sarà anche vero che in Occidente il cattolicesimo è stato lavato dal secolo dei Lumi, depurandosi grazie alla Ragione del suo volto più truce. Sarà, ma quando questa luce è stata accesa Fanzaga e seguaci stavano di sicuro dormendo. Oggi costoro continuano a servirsi dell’intimidazione e della minaccia, lanciano anatemi contro gli avversari, credono di avere l’autorità per mettere a tacere chi non si adegua ai loro comandamenti, come al Vaticano era permesso di fare nei secoli bui. Io mi chiedo se l’istituzione Chiesa possa consentire simili sproloqui ad un suo ministro di culto, se non avverta la necessità di precisare che uno come Fanzaga parla a titolo personale e che regalare denaro e terreni alla sua radio non significa affatto fare un’opera di bene, piuttosto dare fiato ad una propaganda violenta e anacronistica. Però Fanzaga è così fuori dal tempo che personaggio del giorno, per un solo giorno, merita di esserlo. Serve a ricordarci che gli estremismi resistono ovunque, ovunque hanno voci potenti e tanto denaro da spendere per predicare l’intolleranza.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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