Un caffè costa, più o meno a seconda dei bar, un euro. Circa duemila lire. C’è ancora qualcuno, nonostante siano passati ormai 15 anni dall’entrata dell’euro, che fa i conti con le vecchie e nostalgiche lire. Ci sono politici che alle lire ci vorrebbero ritornare perché secondo loro la moneta unica europea ci ha fatto scivolare in un baratro da dove non ne siamo mai usciti. Non sono un esperto di economia e non voglio, soprattutto, cimentarmi in analisi complesse adatte esclusivamente agli addetti ai lavori. Dico però che le cose non stanno proprio come le raccontano i catastrofisti che hanno cristallizzato il prezzo delle cose al 1 gennaio 2002, data in cui l’Euro entrava in vigore in tutta Europa e che dal 1 marzo dello stesso anno sarebbe diventata l’unica moneta circolante all’interno dei paesi che l’avevano adottata. Un giornale oggi costa 2400 lire ma quando passammo all’Euro costava 1.500 lire. Detta così avrebbero ragione loro: quelli che dall’Europa vorrebbero andar via a gambe levate e ritornare alla lira. Ma siamo davvero sicuri che con la nostra vecchia lira (bistrattata da tutti, anche da chi oggi la desidera intensamente) il quotidiano sarebbe rimasto fermo alle 1.500 lire? Penso proprio di no. I detrattori di oggi (populisti falsamente sempliciotti e gonfi di demagogia) dimenticano di aggiungere qualche piccolo particolare: la lira, all’interno dello SME (il sistema del mercato europeo) era sempre la cenerentola delle monete e per stare al passo del marco e del franco doveva “svalutarsi”. Questa operazione portava l’aumento dei prezzi, cosa che, ai tempi della lira ce ne accorgevamo eccome.
Nel 1978 il quotidiano costava 90 lire e in meno di vent’anni il prezzo era arrivato a 1.000 lire. Significa che c’era stato, nel corso degli anni, un aumento dieci volte superiore. Facendo rapidamente i conti, in quindici anni con la lira e la svalutazione galoppante quel quotidiano oggi costerebbe circa 14.000 lire, ovvero sette euro. Ecco, quando trovate qualcuno che vi decanta i bei tempi andati della lira provate a farlo ragionare in questa maniera: non è vero che un caffe sarebbe costato 1.500 lire ma, per stare al passo dei tempi della nostra cara vecchia moneta, quel caffe l’avremmo pagato almeno 12.000 lire. Forse è meglio vivere con gli euro.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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