Ragioniamo su questo post. Nel racconto di Salvini, la bambina si sarebbe sentita umiliata perché l’insegnante le ha dato della “piccola Salvini”. Se si fosse sentita incasellare come “piccola Berlinguer”, “piccola Nilde Jotti”, “piccola Mario Monti” e sceglietevi qualunque altro nome di un politico vi venga in mente, la ragazzina si sarebbe sentita umiliata? Ve l’immaginate una bambina che torna a casa e, tra lacrime e singhiozzi, confessa ai genitori di essersi sentita paragonare a Maria Elena Boschi? La conclusione è che anche per una ragazzina essere accostati a Salvini equivale ad un insulto e lo stesso Salvini, rilanciando questa curiosa notizia, dimostra di esserne consapevole. Ora, se la ragazzina ha risposto così come Salvini riferisce, il professore non ha fatto altro che rilevare una chiara relazione tra gli insegnamenti di Salvini e le intenzioni manifestate dall’adolescente, convinta che prima vadano aiutati gli italiani e poi gli altri, indipendentemente dalla natura delle persone. Se ad un bambino dessero del “piccolo Giorgioni” lui si potrebbe magari sentire offeso, io invece ne sarei onorato. Salvini invece invita il docente “a vergognarsi” perché dice che una bambina è cresciuta ad immagine e somiglianza del medesimo Salvini. Quindi Salvini ritiene che se qualcuno paragona una persona a lui, quel qualcuno abbia intenzione di offendere e quel paragone sia un insulto. Perfetto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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