Mi hanno informato che all’ultimo incontro tra operatori linguistici e assessore alla cultura, Claudia Firino avrebbe annunciato lo stanziamento di 900.000 euro (novecentomila) per l’introduzione del sardo nelle scuole.
Se fosse vera, la notizia, sarebbe una buona notizia?
No, sarebbe una cattiva notizia.
Mi spiego.
Ovviamente la portata simbolica e psicologica dell’introduzione del sardo nelle scuole sarebbe grande e avrebbe una ricaduta positiva sull’atteggiamento dei giovani verso la nostra lingua nazionale.
Ma immediatamente tutti, insegnanti e alunni/studenti, si scontrerebbero con la realtà.
Materiale didattico inesistente.
Studi sulla situazione reale del sardo e dell’italiano usati dai giovani inesistenti.
Studi sul rapporto tra situazione linguistica reale e la gravissima dispersione scolastica inesistenti.
Studi sui risultati ottenuti in situazioni simili a quella del sardo e utilizzabili come modelli (per esempio nel Galles o nella Frisia olandese) inesistenti.
Scelta del sistema ortografico da utilizzare mai effettuata: come scriveranno il sardo i ragazzi?
Preparazione degli insegnanti perlomeno dubbia: ho ricevuto informazioni contraddittorie in proposito.
Cosa insegneranno gli insegnanti di sardo?
Mistero totale: in questa situazione ognuno farà quello che può.
Come affronteranno situazioni diversissime come quella dei maggiori centri urbani–in cui l’esposizione dei bambini al sardo è pressoché nulla–e quella dei centri minori–in cui il sardo è ancora molto utilizzato dagli adulti e quindi arriva anche ai bambini, anche se il loro ruolo è passivo?
Non lo sappiamo.
Mi chiedo se gli stessi insegnanti abbiano un’idea di come affrontare le diverse situazioni o anche solo di quale sia la situazione dei loro alunni/studenti.
Il sardo entrerà nella scuola e i giovani qualcosa studieranno.
Ma cosa impareranno?
Quali sono gli obiettivi didattici?
Si affronterà la questione linguistica generale, rispetto cioè anche all’italiano utilizzato dai sardi?
E si insegnerà il sardo come una lingua straniera?
Come sappiamo bene, le lingue straniere nella scuola italiana si studiano, ma non si imparano.
L’introduzione del sardo nella scuola servirà a farlo amare dai ragazzi o a farglielo odiare?
Insomma, il sardo rischia molto concretamente di essere visto come una materia in più e per di più “inutile”, se non si sa cosa insegnare e per quali motivi.
Novecentomila euro sono un sacco di soldi.
Pochi per insegnare bene la lingua nazionale, ma sempre un sacco di soldi.
Se veramente verranno stanziati, sentiremo il coro dei nemici della lingua: “Soldi sprecati! Abbiamo altro a cui pensare!”
E tutto fa temere che, riguardo allo spreco, questa gente finirebbe con l’avere ragione.
Questa giunta di sardignoli–sempre che l’informazione datami sia vera–dimostrerà ancora una volta la propria impreparazione, ma soprattutto il proprio menefreghismo, rispetto alla questione linguistica della Sardegna.
Alé, una spruzzata di quattrini, sperando forse in una ricaduta elettorale, e chi s’è visto s’è visto.
Che squallore.
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