“Aveva dodici anni… a dodici anni quelle lì [le africane] erano già donne. L’avevo comprata dal padre a Saganeiti assieme a un cavallo e a un fucile, tutto a 500 lire. Era un animaletto docile, io gli misi su un tucul con dei polli. E poi ogni quindici giorni mi raggiungeva dovunque fossi assieme alle mogli degli altri ascari…arrivava anche questa mia moglie, con la cesta in testa, che mi portava la biancheria pulita” . Questa è un’intervista che Indro Montanelli rilasciò a Enzo Biagi nel 1982.A Milano la statua che raffigura Montanelli nella sua eroica posa con l’Olivetti sulle ginocchia ossute, l’8 marzo scorso è stata coperta di vernice rosa. Si è gridato allo scandalo, si è sbraitato contro “le femministe isteriche”, sull’inutilità della “rimozione dei simboli del passato”. Il problema è che i gusti sessuali di Montanelli non sono un passato da contestualizzare storicamente, sono uno schifoso presente.Abbiate la pazienza di leggere il seguente brano tratto dal “Fatto quotidiano”.“Sono così piccole da non raggiungere in altezza l’anca dei predatori che se le vanno a comprare nei bordelli, e poi le stuprano, e prima trattano il prezzo parlando quasi sempre lingue occidentali, e 80.000 volte all’anno in media la lingua è l’italiano. Sono così leggere che a prenderle in braccio pesano poco più di un bebè. Sono così truccate che sembrano bimbe a Carnevale. Sono così sottili che, se non fossero coperte di stracci succinti e colorati, indosserebbero le taglie più piccole degli abitini per bimbi occidentali. Le stuprano, tra gli altri, certi italiani che a casa sembrano gente qualunque, gente a posto. Che mai e poi mai potreste riconoscerli dal modo di fare, dalla morfologia. Figli, mariti, padri, lavoratori. E poi un aereo. E poi in vacanza al Sud del mondo. E poi diventano il demonio. Italiani, tra quelli che ‘consumano’ di più a Santo Domingo, in Colombia, in Brasile. Italiani, i primi pedofili del Kenya. Attivissimi, nell’olocausto che travolge 15.000 creature, il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani. Piccole schiave del sesso per turisti. In vendita a orario continuato, per mano, talvolta, dai loro genitori. In genere hanno tra i 10 e i 12 anni. Ma possono averne anche 9, anche 7, anche 5, a volte, per gli esigenti, anche 2 o 3 anni. Minuscoli bottini per turisti. Burattini di carne da manipolare a piacimento. Foto e filmati da portare a casa come souvenir. Costa quanto una buona cena o un’escursione. Puoi fare anche un pacchetto all inclusive: alloggio, vitto, viaggio, drink, preservativi e ragazze per un tot. Puoi cercare nei forum in Rete le occasioni, ci sono i siti apposta. Puoi scegliere tra ”20 mixt age prostitutes”, dalla prima infanzia in su. Puoi avere anche le vergini, mille euro in più. E poi torni da mamma, dai figli, dalla moglie, in ufficio. E poi bentornato, e quello che è successo chi lo sa? L’allarme è dell’Ecpat, l’organizzazione che in 70 Paesi del mondo lotta da sempre contro lo sfruttamento sessuale dei bambini: sono sempre di più, i vacanzieri che vanno a caccia di cuccioli umani nei Paesi dove, per non morire di fame, si accetta ogni tortura. Sono un terzo dei tre milioni di turisti sessuali in tutto il mondo. Sempre più giovani, tra i 20 e i 40 anni. Sempre più depravati per scelta, e non per malattia. Solo il 5 per cento di loro, infatti, è un caso patologico. Gli altri, informa l’Ecpat, lo fanno per provare un’emozione nuova, in modo occasionale (60%), oppure abituale (35%)”.Capite perché il monumento a Montanelli non è il testimoniale fascio littorio metallico, politicamente disattivo, superstite incistato nel parapetto del Ponte di Rosello a Sassari, o la scritta “DUX” nell’impianto sportivo di Roma, o le Case del Fascio sopravvissute nelle città di fondazione del Regime. Quello è il simbolo di un modo di pensare e di agire bestialmente vivo, che ha al suo fondo il disprezzo per ogni donna, comprese mogli e figlie che però (magari non sempre sempre) a casa nostra bisogna rispettare per non distruggere le nostre superiori convenzioni occidentali. Ma sono regole che possiamo trascurare con le figliolette degli altri – o meglio ancora se non sono figlie di nessuno – quando i nostri viaggi ci portano a provare il brivido del terzo mondo.A me Montanelli non è mai piaciuto. Non mi piaceva neppure prima di quella sua scanzonata rivelazione del 1982 a un attonito Enzo Biagi. Avevo già letto il suo “Addio, Wanda”, un accorato libello contro la legge Merlin, scritto bene, come sapeva scrivere lui, ma intriso dei peggiori sentimenti che un uomo possa provare, dal mio punto di vista.Perché un monumento? Perché non è riuscito ad andare d’accordo con Berlusconi e quindi negli ultimi anni della sua vita si è trovato a rappresentare una destra diversa da quella del Cavaliere? Diversa come? Non certo la destra nobilmente stracciona, coraggiosa e coerente di Giovannino Guareschi, che durante il fascismo finì in un campo di concentramento nazista dove sopravvisse per miracolo e che dopo il ’45 finì in una galera democratica perché ce l’aveva contro la Democrazia Cristiana.E’ un’altra destra, quella di Montanelli. Una destra evergreen, quella della sprezzante violenza da parte delle “civiltà”, delle “razze”, delle caste, delle classi, dei gruppi e dei sessi che si autogiudicano superiori.Una galassia dalla quale scaturiscono, alle volte con freddo calcolo e altre per spontanea prossimità culturale, fenomeni ricorrenti, quale la domanda attuale, fortissima e diffusa, di riapertura dei casini. Guardate un po’ sui social. Sempre più gente si dice certa che la maggior parte delle prostitute eserciti liberamente questa attività e che quindi si tratti di un libero scambio commerciale. Sino a quando queste convinzioni saranno diffusissime, forse maggioritarie, sarà cosa saggia non levarsi il cappello davanti al monumento a Montanelli. Serve a riflettere.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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