Mi arriva la richiesta da parte del comune di Cagliari – dove io ho risieduto sino al 2016 – del pagamento della Tarsu per l’anno 2017. Nella richiesta ci sono tutti gli strumenti per rispondere con posta certificata e allego una mia autocertificazione del cambio di residenza. Il comune, molto celermente e gentilmente mi dice che non basta non essere più residenti ma occorre la fattura di chiusura dell’Enel e i numeri di catasto dell’appartamento. Sul catasto è semplice: il mio ex padrone di casa mi fornisce subito tutto, ma sulla bolletta Enel comincia il mio piccolo calvario che provo a riassumervi dicendo fin da subito che il codice cliente è il numero più importante della vostra vita, più del codice fiscale.
Al numero verde del servizio elettrico nazionale (adesso l’Enel si chiama così e guai a dire che vi serve una bolletta Enel, si inquietano subito) dopo vari passaggi mi risponde un ragazzo (Marco, mi pare) molto gentile che dopo avermi ascoltato afferma che tutto è facile. Bene, abbiamo risolto, penso, ma non è così. Purtroppo la fattura essendo dello scorso anno non è più on-line e non me la può inviare – che peccato – ma che mettendo tutti i dati necessari, nome cognome, codice fiscale, ecc. ecc. la fattura sarà recapitata via mail. Lo saluto e subito (siamo al 10 gennaio) invio la mail all’indirizzo suggerito ottenendo una risposta automatica dal sistema che mi conferma la regolarità della richiesta. Ho speso qualche minuto nella telefonata e qualche attimo per la mail. Viviamo in un mondo trepidante e veloce, mica come quando all’Enel si facevano le file di un’ora. Ed invece. Passano i giorni, nessuna risposta. Il 24 gennaio mando una nuova mail ottenendo sempre la famosa risposta automatica e inutile. Decido di rifare la telefonata al numero verde e incappo in una ragazza che, in maniera gentilissima (sono cliente, perbacco) mi chiede il nome, codice fiscale, data di nascita, mail, altezza e peso e codice cliente. Beh, il codice cliente non ce l’ho. Mi suggerisce di guardare nella bolletta e rispondo candidamente che avevo optato per il pagamento bancario e le bollette quando arrivavano, dopo una rapida lettura venivano da me gettate nel cassonetto della carta. Peccato, mi dice, senza codice non posso proseguire la telefonata. Tra l’altro, suggerisce, ottenere il codice è facile (Le do un aiuto, mi dice, come nei quiz) basta andare nel contatore, pigiare fino a quando esce codice cliente, ricopiarlo in un foglio e il gioco è fatto (fatelo, vi prego, fatelo subito, è essenziale per la vostra vita). Rispondo, quasi costernato e abbastanza seccato, che se ho pagato l’ultima bolletta è probabile che io non viva più in quella casa dove, peraltro, il contatore è proprio all’interno e l’operazione non è molto semplice. Non può farci nulla e le dispiace. Riprovo a telefonare, nella speranza di avere più fortuna e incappo in un maschietto che, sempre con molta gentilezza, mi chiede nome, cognome, data di nascita, codice fiscale, numero di scarpe, mail, altezza, targa dell’auto, il cognome del fidanzato di zia Clotilde – quello del 1957 – quanti anni aveva mia moglie quando ha avuto il primo cinque in pagella e se, per caso, sapevo l’ascendente del fratello di zio Marino. Rispondo a tutto ma… non ho il codice cliente. A questo punto mi viene un’illuminazione e chiedo: “Scusi, ma c’è per caso, nel vostro sistema, un’altra persona identica a me, con le stesse date e lo stesso codice fiscale?” Mi risponde negativamente e mi fa capire che esisto, che sono solo io e che lui è in possesso del mio codice cliente.
Rischio l’infarto: “Scusi, e perché lo vuole da me? “ Mi risponde e, giuro non ho replicato per almeno venti secondi, che non può darmelo per via della privacy. Stiamo parlando di un contratto Enel chiuso, stiamo parlando di una ricevuta di 32 euro che mi serve per non pagare la Tarsu, stiamo parlano di un pezzo di carta che non interessa a nessuno al mondo, che Trump non la cercherà mai, che Macron non riuscirà mai ad entrarne in possesso e i servizi segreti hanno altro a cui pensare. Io, però, sono un cliente senza codice e non posso ottenere nulla. Mi suggerisce, comunque, di inviare un fax (un fax??????? È vietato nella pubblica amministrazione inviare fax da circa cinque anni, cinque anni!) oppure di provare a contattare il servizio elettrico nazionale (ma non lo potevano chiamare SEN?) da internet. Lo ringrazio e nel mentre mando un messaggio al mio ex padrone di casa che molto gentilmente mi invia il codice. Sono felicissimo. Rifaccio il numero, attendo e parlo con una ragazza, mi chiede chi sono e io, prima di raccontargli la mia vita, zia Matilde compresa, dico subito: ho il codice cliente!. Cambia tutto anche se dopo il codice mi chiede nome, cognome, codice fiscale, altezza, squadra del cuore, fidanzata del 1978 (meno male che ne avevo solo una) e a quel punto si aprono le porte del sistema. La ragazza, dopo un giro nel suo video, comincia a dire: “si, certo, lei ha inviato la mail, due mail ma io non riesco a vederle, cioè non posso evaderle, ci sono i colleghi che lo fanno e capisco che lei abbia fretta e il cliente – soprattutto con il codice, perbacco – ha sempre ragione. Insomma, mandi un fax o lasci perdere questo indirizzo e per fare più in fretta (per fare più in fretta????) mandi una mail all’indirizzo del sito. Ringrazio, vado sul sito, servizioelettriconazionale.it, cerco contatti, provo a scrivere una mail e mi chiede: cognome, nome, codice fiscale, data di nascita, codice cliente. Mi chiede, inoltre, se sono un robot: dico di no. Cominciano ad uscire delle foto dove devo riconoscere, nei quadratini, dove sono le auto. Sbaglio vergognosamente alcune volte – qualcuno pensa che io sia un robot – riesco a passare questo ostacolo e giungo a poter scrivere una mail (non più di 200 caratteri) ma quando sto per chiudere vedo una finestra a tendina che mi chiede di scegliere l’oggetto della mia richiesta e, per analogia, scelgo fatturazione e bollette. Ma come, caro cliente, avevi questo problema e perdevi tempo in questo modo? Devi entrare nell’area clienti, basta mettere il codice cliente. Bene, ho il codice. Entro nell’area clienti, codice fiscale, data di nascita, numero di scarpe, codice a barre, codice cliente, mail, ripeti mail, sei un robot? Altre automobili da trovare. Codice fiscale, codice cliente: ti abbiamo appena inviato una mail e dovrai cliccare sul link. Vado, aspetto la mail che è arrivata clicco sul link per terminare l’iscrizione e mi dice: dammi il numero del tuo telefono. Rilascio il numero, mi risponde che mi arriverà un sms con un codice otp (che cosa sia questa sigla non lo so e non oso chiedere) da mettere nell’area riservata (più riservata dei segreti del Vaticano e di quelli delle brigate rosse). Lo faccio, vado nella mia area clienti: codice fiscale, mail e password. Entro, mi chiede il codice cliente. Lo metto. Aspetto. Mi risponde: Lei non è più un cliente attivo.
Ho sprecato circa due ore per fare tutto questo, ho perduto un pezzo del mio fegato, ho dimenticato per sempre il nome della mia seconda fidanzata, non ho ottenuto nessuna fattura e mi è rimasto da mandare un fax. Lo farò domani, con una corda in tasca. Non si sa mai. Se trovo quello che dice che la privacy garantisce e rispetta il cliente, rischia grosso. C’è qualcosa che non va in questo modo di vedere le cose. In ogni caso, mi raccomando: scrivetevi con il sangue il codice cliente del contatore Enel. E’ più importante della data del vostro fidanzamento ma, soprattutto: ricordatevi che non si chiama Enel ma servizioelettriconazionale e quando vi chiedono se siete un robot non piangete, vi prego!
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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