E niente, praticamente lo Stato italiano che dovrebbe scovare i terroristi dell’Isis, i foreignfighters e ogni altra minaccia latente alla sicurezza pubblica, ecco, quello Stato non riesce a trovare la signora Concetta, siciliana trapiantata, parrebbe, a Milano. Ieri ho accompagnato una familiare al tribunale di Tempio Pausania, per la sesta volta in quattro anni. E per la sesta volta, in quattro anni, il giudice ha rinviato l’udienza. E per la sesta volta in quattro anni, quattro testimoni se ne sono tornati a casa senza avere pronunciato una parola. Ma mentre le altre volte non ci si era capito nulla del perché del rinvio, stavolta la giudice ha detto che bisognava rimandare al marzo 2016 perché non riescono a rintracciare la signora Concetta, che sarebbe l’imputata. La signora Concetta in questa storia è apparsa una volta soltanto. Era il 2007 e si era messa a fare voci dentro un ufficio pubblico, a fare voci e a minacciare. Gli impiegati l’avevano invitata a calmarsi, ma lei niente, anzi, li aveva insultati. E allora la dirigente e i tre impiegati di quell’ufficio avevano sporto denuncia.
Sono passati otto anni abbondanti e quel litigio è ormai sbiadito nella memoria dei protagonisti. Solo che, quando stanno per dimenticarselo del tutto, arriva la notifica del tribunale e la convocazione per una nuova udienza. Sei convocazioni, sei rinvii: la signora Concetta è inafferrabile. Ora lo stato d’animo e gli interessi dei testimoni/autori della denuncia coincidono con quelli della introvabile signora Concetta. Tifano tutti per la prescrizione, insomma. Sperano che dopo otto anni questa farsa finisca, perché otto anni di convocazioni e rinvii per un litigio in un ufficio sembrano una follia e, invece, sono solo realtà ed ordinaria amministrazione dei tribunali italiani. E poi perché, dopo otto anni, di quella discussione non ricordano praticamente più nulla e la loro testimonianza servirebbe a poco. Alla giustizia italiana va riconosciuto di essere unificante: alla fine torti e ragioni non interessano più a nessuno, né a chi si ritiene danneggiato e neppure a chi deve difendere la propria innocenza. A tutti, da una parte e dall’altra, interessa solo che il calvario finisca. E credo di parlare anche a nome della signora Concetta: se solo sapessi dove si trova, glielo chiederei.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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