È per un puro caso se non ho visto quei video. Quando è cominciata ad esplodere la notizia di video amatoriali che giravano in internet di una tipa che si era fatta filmare durante dei rapporti sessuali, mentre perculava il suo ex, li ho cercati. Senza trovarli. OK, non è che mi sia impegnato molto. Se voglio vedere un film porno ho 100 alternative più qualificate. E poi, come per tutto il resto, mi stufo alla svelta. Tra l’altro, non avevo capito niente. Ero convinto che li avesse divulgati lei, volontariamente, per farla pagare al suo ex. Del tipo:
– Mi hai mollata? Beh, come puoi vedere l’ho presa bene – . Oggi scopro che non era così. Li aveva inviati in privato ad alcune persone, immagino quelli che avevano avuto i rapporti con lei e uno o più di questi li avevano resi pubblici. Lei si è uccisa. Dopo aver cambiato nome, perso il lavoro, ricevuto insulti e lottato dentro e fuori i tribunali per il diritto all’oblio. Ora la questione è semplice: il diritto all’oblio non esiste e non potrà esistere mai. Innanzitutto perché non è realizzabile dal punto di vista tecnologico. Dovrebbe essere creato un file che contiene, al proprio interno, una data di scadenza o, nell’ipotesi più fantasiosa, un codice eseguibile che, in caso di richiesta, renda il file stesso inutilizzabile e illeggibile. Non si può. Non allo stato attuale delle conoscenze, mantenendo la dimensione dei file e le risorse necessarie per interpretarli, entro livelli che ne garantiscano la possibilità di utilizzo. Senza contare che si tratterebbe comunque di parti di codice, che può contenere bug, essere modificato o, nel caso dell’ipotesi estrosa, essere semplicemente conservato isolato dalla rete, impossibilitato quindi a ricevere l’istruzione di autodistruzione. Non si può. Ma soprattutto non si vuole. Immaginate per un attimo se esistesse questa possibilità. Qualunque organizzazione terroristica potrebbe trasmettere ai propri affiliati un file con le istruzioni dettagliate per compiere un attentato, che si autodistruggono dopo 24 ore, anche se intercettate da un organismo che si occupa di sicurezza nazionale. Se mai ci fossero le conoscenze e la tecnologia per farlo, tutti i governi si opporrebbero ad autorizzarne l’utilizzo. Niente oblio. L’unica possibilità è agire sulle persone. Bisognerebbe impedire che una donna o un uomo vengano giudicati per come, quanto e con chi scopano. Ciao proprio… Rimane lo sconforto di fronte a certe tragedie e lo stupore verso chi ancora pensa che questo possa essere un mondo virtuale completamente slegato da quello reale. Di mondo virtuale si può morire.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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