I grillini sono post-ideologici. Noi, invece, continuiamo a dire che siamo intrisi di ideologia. Ma che significa? L’ideologia è una parola complessa, di origine francese ed in principio si riferiva all’analisi dei fatti di coscienza (ovvero sensazioni, idee) ma non implicava lo studio dell’anima. La definizione non è mia e l’ho trovata sul Treccani, vocabolario di cui mi fido quasi ciecamente. L’ideologia non è dunque una scienza ma uno stato d’animo, qualcosa di irreale ma non di irrealizzabile, razionale ma non necessariamente concreta, astratta ma molto vicino al nostro essere pensanti. Dire di essere post-ideologici, significa raccontare di andare oltre la coscienza e oltre l’anima. Significa, forse, essere pragmatici, lontano dai lacciuoli politici, dagli intrighi di palazzo, dalle passioni verbali – e non solo quelle – che hanno caratterizzato gli anni settanta dove – come ho ricordato – eravamo molto fieri di abbracciare la nostra ideologia. Venivamo tacciati di essere marxisti anche se quasi nessuno di noi aveva letto “il Capitale”, però eravamo convinti che le religioni fossero l’oppio dei popoli e che l’ideologia giustificasse gli interessi delle varie classi sociali. Comparivano, in quegli anni, diverse ideologie vicino a quella marxista: soprattutto borghese, cattolica, fascista. Eravamo fatti così: settari, sanguigni, convinti che il mondo si dovesse dividere in classi. Oggi, invece, la parola è utilizzata soprattutto in senso dispregiativo: parrebbe, secondo questa nuova concezione, che l’ideologia sia mistificazione, propaganda, un modo per fregare “il popolo” che ha ormai superato queste fasi ed ha scollinato verso il raziocinio, il tutto subito a discapito delle analisi. La post-ideologia è dunque – o almeno parrebbe a me – un modo come un altro per raccontare una verità complessa con parole semplici. Un po’ come alle giovani concorrenti di Miss Italia le si chiede quale sia il loro sogno nel cassetto e loro, candidamente rispondono: “la pace nel mondo”. Essere post-ideologici significa davvero essere risolutori delle complessità? In sociologia l’ideologia rappresenta il complesso di credenze, opinioni, valori che orientano un determinato gruppo sociale ma che, attenzione, possono divenire, se utilizzati con atteggiamento emotivo, un veicolo di propaganda. Messa in questo modo vi chiedo: ma davvero i grillini e i leghisti sono post-ideologici o, invece, sono intrisi di una nuova ideologia che, attenzione, non può essere liquidata come ideologia fascista o post-fascista nel caso della lega o ideologia populista o neo-ideologia nel caso dei grillini. Stiamo parlando di analisi lucide e ben costruite nel tempo. Tutto, negli ultimi anni è stato utilizzato come propaganda, necessario per azzannare l’avversario, contrapporre non tanto le idee quanto gli slogan da imparare a memoria e rigettare nei social, strumenti non tanto post-ideologici ma il più delle volte non-ideologici e rappresentativi di un appiattimento sociale pericoloso, poco incline al dialogo e alla risoluzione dei problemi. I grillini non sono post-ideologici ma hanno e si nutrono di una loro ideologia che potremmo definire micro-ideologia. Una sorta di ideologia “pret a porter” apparentemente semplice, avvolgente, chiara, utile per il consenso ma nei tempi lunghi destinata a passare di moda. Probabilmente sarà un passaggio non brevissimo ma a medio termine: la nano-ideologia non ha una lunghissima storia. I grillini – e i leghisti – se ne facciano una ragione: l’ideologia esiste ed è lo specchio della nostra esistenza. In politica per agire serve studiare. Per fortuna che i rappresentanti dei cinque stelle l’ hanno capito e hanno deciso di aprire una scuola di formazione inaugurata a Roma nel tempio di Adriano. La scuola, chiamata “open comuni” è rivolta a 250 persone che vorranno impegnarsi in politica: servirà a costruire i nuovi consiglieri del futuro. Per me è una bellissima notizia. Anche i grillini hanno le loro “Frattocchie” e anche loro hanno compreso l’importanza della politica. E dell’ideologia.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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