Il 31 agosto del 1935, Alexey Grigoryevich Stakhanov (Алексей Григорьевич Стаханов) pervaso da laico furore socialista, compì un’impresa clamorosa. Riuscì a estrarre da una miniera del Donbass la bellezza di 102 tonnellate di carbone in 5 ore e 45 minuti. Per capirci, portò alla luce in una sola notte la quantità di carbone equivalente a quattordici turni di lavoro. Un record clamoroso.
La miniera di cui si parla era una delle meno produttive dell’Urss. Eppure la tecnica era uguale per tutti. Nelle gallerie si utilizzava il piccone. Il minatore si stendeva su un fianco o sulla schiena e colpiva la montagna. Il carbone estratto veniva caricato su un carrello che un pony provvedeva a trasportare fuori dal pozzo. Man mano che si aprivano nuovi tratti, il minatore provvedeva a puntellare il soffitto con assi di legno. Ma faceva tutto da solo.
Stakhanov introdusse un nuovo sistema. Mise un minatore a picconare, un altro a caricare il carbone sul carrello, un altro ancora a puntellare il tetto della galleria e infine dedicò un addetto all’andirivieni dell’equino. Non senza difficoltà, riuscì a convincere il suo capo e soprattutto il segretario locale del partito a utilizzare i primi trapani, pesanti una quindicina di chili, al posto dei picconi e a concedere un tentativo.
Il test si svolse alle ore 22 del 31 agosto. Sei ore dopo, Stakhanov, i suoi colleghi, il segretario locale del Pcus e un giornalista del posto emersero trionfanti dalla miniera di Kadievka con le 102 tonnellate. Ben presto la vicenda giunse alle orecchie di Stalin che decise di estendere il metodo Stakhanov a tutte le miniere dell’Unione sovietica. Alexey fu premiato con un appartamento arredato, un cavallo e una carrozza.
Non tutti, però, apprezzarono il modello Stakhanov. In una bella intervista rilasciata alla Bbc, la figlia Violetta rivela che il padre fu affrontato da un gruppo di minatori, armati di coltelli, del tutto insoddisfatti della novità. Che bisogno c’era di aumentare la produzione? Riuscì comunque a salvare la pelle.
Il nostro eroe, dopo essere stato abbandonato dalla moglie, si innamorò perdutamente di una studentessa con la metà dei suoi anni che cantava una canzone in suo onore in una scuola della città di Karkhov. Stakhanov si trasferì a Mosca e all’ombra del Cremlino conobbe l’onore e la fama fino alla morte di Stalin. Il successore dell’uomo d’acciaio, Nikita Kruscev, decise di esiliarlo nel Donbass dove trascorse gli ultimi vent’anni della sua vita dedito all’alcol.
Nel tempo, il termine stakanovista ha conquistato un posto nel vocabolario a indicare un grande lavoratore. Ma spesso mi pare venga utilizzato in termini esclusivamente quantitativi. Uno che trascorre tutto il suo tempo al lavoro viene definito così. In realtà, uno stakanovista è colui che riesce ad aumentare la produttività di un’azienda. E Stakhanov lo ha fatto distribuendo a quattro lavoratori i compiti che, in precedenza, venivano svolti da uno solo e introducendo nuove tecnologie. In fondo era un manager, Alexey Grigoryevich Stakhanov. Divenne un simbolo della propaganda nazionalista sovietica e fu insignito del riconoscimento di “Eroe del lavoro socialista” nel 1970, sette anni prima di morire.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design