“Ovunque tu pensi di andare, sei già lì“
(Pensiero Buddista)
Le distanze fra paesi e città, ma anche fra paese e paese, si stanno sempre più dilatando. La Sardegna è un’isola lunga e spostarsi costa sempre più, tempo e denaro.
Non è che manchino i motivi per farlo, nel caso ed escludendo studio, svago e lavoro, di eventi e motivi per spostarsi ce n’è uno al giorno, così come giornalieri sono i motivi che spingono questo o quel gruppo, questa o quella sigla o il solo singolo cittadino a manifestare per qualcosa, a chiedere quando non pretendere, qualcosa.
Ma la libertà di partecipare si sta riducendo sempre più, problemi di tempo: che il lavoro già è poco e sempre a rischio; problemi economici: ripeto, spostarsi costa denaro e tempo e non tutti possono permettersi di dedicarne; problemi di consapevolezza: di molti fatti buona parte della massa conosce solo i contorni, guarda le figure e non legge la storia e, spesso, se la legge non è quella giusta. Diciamo che la riuscita dal punto di vista dello “share“, della condivisione di una manifestazione dipende da moltissimi fattori, ma questo non può e non deve inficiare l’opportunità e le ragioni di quella manifestazione, non ne può annichilire l’importanza quando si tratta di questioni che ci riguardano, in un modo o nell’altro, tutti, o davvero non distinguiamo più fra i like di facebook o twitter e la realtà.
Quando i temi prendono strade troppo impervie e arzigogolate, dove è facile smarrire -e puntualmente si finisce col smarrirlo- il senso delle cose, allora sarebbe bene tornare ai “fondamentali”. Riportare il tutto sui binari più semplici e basilari. Serve un altro inceneritore? Per cosa? A Chi?
Serve per produrre energia? Ne abbiamo bisogno? Il suo riavvio è forse spinto dal desiderio di distribuire poi quell’energia fra gli abitanti del territorio, magari sotto forma di calore in inverno e di fresco nella calda stagione o di semplice corrente elettrica a prezzo di costo? Non mi pare proprio, queste sono idee che solo a qualche politico di mente fredda e molto più nordica della Padania, possono saltare in mente, ma gli saltavano in mente oltre 40 anni fa ed oggi sono già molto più avanti della “termovalorizzazione”, nome che più falsamente truffaldino non si poteva trovare.
Ci hanno a lungo sfasolato i cabasisi perché si raggiungessero i parametri comunitari di raccolta differenziata, dopo svariate quanto salate multe “comunitarie”, promettendoci un futuro “più pulito e più sano” grazie a questa vera e propria pelea, lotta, che ogni giorno cittadini (più paesani in verità) virtuosi si accollano sciacquando, separando e conferendo ex rifiuti -perché di materiale riciclabile, quindi se non materia prima almeno di “materia seconda”, si tratta-, adattandosi man mano e per giunta pagando, per farlo. A che pro? Per avere forse altre dosi di “aria pulita” da inquinare o da vendere magari poi in maniera massiccia, senza incorrere nelle tirate di orecchie europee?
Ovunque non li costruiscono più perché con la differenziata stanno risolvendo il problema, e da noi?
Come ci rimarrebbero da noi, quei cittadini, se vedessero un domani, chissà (?!), che tutto quel materiale sul quale hanno speso per ben quattro volte -costo del prodotto-fatica-TEMPO&TARSU- finisse riunificato in quel forno e poi le sue ceneri tossiche nell’aria?
Forse non scenderebbero tutti tutti, in piazza, ma questo non significherebbe di certo che non siano stati truffati, indignati, avvelenati. Sarebbe davvero un’altro bello e grosso smacco per una politica che da tempo non riesce più a farsi volere bene ma appare sempre più matrigna e maligna, che lascia ai posteri le gatte da pelare, gatte morte.
Ma anche noi, che sembra abbiamo smarrito la capacità di osservare i problemi con una mente più aperta e facciamo sempre più fatica a distinguere la netta differenza fra gli “share” ed i “like” e quella Libertà, che fra volere partecipare e potere partecipare ci ritroviamo in mezzo sempre ostacoli, sempre meno ragioni.
Certo sarebbe più consono, più coerente, andare a manifestare contro il petrolio o contro l’inquinamento a cavallo e non in macchina, come sarebbe meglio controllarsi le scarpe, la borsa, il trucco e la cintura prima di brandire la spada dell’animalista-vegetarianista e possibilmente non vendere pesce surgelato come la lanciatissima Vittoria Michela Brambilla. Ma qua sta il perno di tutta la questione, la necessità di una solida consapevolezza da parte di ognuno di noi nel sapere riconoscere cause ed effetti di ogni nostra singola azione. Perché è politica anche quella e, per quanto possa sembrare piccola cosa, quando cominci a moltiplicarla per milioni di cittadini può anche diventare, inaspettatamente, enorme. La consapevolezza che forse siamo un po’ troppo schiavi delle auto, dell’energia che ricarica i nostri famelici telefonini e del packaging esagerato e che ne abusiamo con troppa facilità, che in ogni prodotto che scegliamo di acquistare di politica ce n’è tanta, perché non basta indignarsi se il porcheddu-proxeddu o porkittu non vanno a Milano all’EXPO e poi riempire il carrello di verdura, latte, farina, di altra carne ma anche di porcellini e persino i fichi d’India -rigorosamente importati- più metri cubi di futuri rifiuti tutti da differenziare.
Non serve poi, dire che una manifestazione non è riuscita se non si è prima nemmeno cercato di condividerne le ragioni foss’anche solo con uno di quei banali quanto semplici share. Non si va da nessuna parte, se si continua a pensare che tutti debbano venirci in contro quando siamo nei guai noi, quando non ci siamo mai mossi nemmeno di un dito per altri, quand’è toccata a loro.
Perché aveva ragione, ragione da vendere Martin Niemöller, “…non c’è mai nessuno poi, quando tocca a te, proprio perchè non ci sei mai stato, per nessuno!“.
Perché insieme a quello che i sardi non dicono e soprattutto non si dicono, c’è anche tutto quello che i sardi, ancora in troppi, non fanno. E non basta giustificarsi dietro al fatto che nemmeno altri, italiani o stranieri, reagiscano in altro modo, non deve questo farci arrivare dove altri sono arrivati, si sono spinti ed oggi tornano indietro. Perché è come loro che a quel punto saremo compromessi, non bastasse lo stato dell’arte che abbiamo davanti.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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