Il caso dei giornalisti Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, sotto inchiesta in Vaticano per diffusione di notizie riservate, ci mostra quello che è il vero volto dello Stato pontificio. Un regime assoluto, privo di elementari garanzie democratiche, impermeabile al processo di trasparenza che Bergoglio cerca platealmente di avviare, immune alle trasformazioni storiche che hanno condotto sino allo Stato liberale. I due giornalisti, secondo la legge vaticana, rischiano pene severe. Ma la sentenza deve arrivare inderogabilmente entro l’8 dicembre, giorno dell’apertura del Giubileo: In una decina di giorni l’infallibile giustizia vaticana, diretta emanazione di quella divina, stabilirà torti e ragioni. In quale Paese civile un processo dura dieci giorni e quale possibilità di difesa è riconosciuta agli accusati? A Nuzzi è stato assegnato un avvocato d’ufficio che, lunedì prossimo, dovrà essere in aula per la prima udienza. Il Vaticano ha accolto nei propri mausolei un criminale della banda della Magliana ma non accetta che dei giornalisti possano cercare la verità sui suoi traffici finanziari, anche se quella verità mette inevitabilmente in luce la sporcizia nascosta dentro le mura della città pontificia. Quel che sta accadendo a Nuzzi e Fittipaldi, autori delle inchieste Avarizia e Via Crucis, dimostra chiaramente quanto una certa Chiesa non abbia alcuna intenzione di mettersi in discussione e quanto, al suo interno, non vi sia nessuna intenzione di mettere in discussione uno status quo fatto di tante iniquità. Di Nuzzi, anni fa, avevo letto Vaticano Spa, una denuncia molto circostanziata di quel comitato d’affari che gestiva il Vaticano: mi riesce difficile credere che vi possa essere di peggio di quanto reso pubblico in quel testo. E mi riesce difficile credere che le unioni tra i gay e i presepi a scuola siano problemi più seri della libertà di stampa.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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