La più grande carneficina a cui l’umanità abbia mai assistito è stata la seconda guerra mondiale, nata e combattuta soprattutto in Europa, neppure tanti anni fa e terminata con quell’atto mostruoso, gigantesco, di due intere città giapponesi distrutte da altrettante bombe atomiche americane, e con i campi di sterminio nazisti a corredo dei milioni di morti in guerra e dei civili restati sotto le macerie dei bombardamenti.
In mezzo al gigantesco macello, si raccoglievano sparsi momenti di umanità.
Uno dei più notevoli è certamente quello che vide protagonista l’esercito italiano occupante la parte meridionale della Francia, nel 1942. Un episodio che persino il grande storico di origine ebrea Hobsbawn è stato costretto, nel suo monumentale “Il secolo breve”, ad ammettere.
L’occupazione italiana era certamente meno dura di quella tedesca. Successe che la zona tenuta dagli italiani incominciò a riempirsi di profughi ebrei provenienti da ogni parte, molti oltre i confini francesi. E successe che i tedeschi vennero per portarseli via, gli ebrei ivi rifugiati.
Ma l’esercito italiano si oppose.
Era il 1942, e i due eserciti rischiarono il conflitto a fuoco, ma gli italiani non cedettero, e gli ebrei restarono dov’erano.
La storia è nota, ed è raccontata, tra gli altri, da un profugo ebreo, Andrè Waksmann, all’epoca bambino e ora documentarista, che al momento dell’armistizio attraversò le Alpi al seguito dell’esercito italiano che continuava a proteggerli.
Molti di questi purtroppo non riuscirono a scappare e finirono nei campi di concentramento; ma molti, la maggior parte, si salvarono grazie a quell’assurdo atto di umanità.
Un assurdo atto di umanità se pensiamo a quel contesto, dove la vita aveva davvero poco valore.
Nel frattempo, nell’altro fronte, ci rendevamo protagonisti, nel villaggio di Podhum, in Croazia, per ordine del prefetto fascista Temistocle Testa, di una terribile rappresaglia, con la fucilazione di 91 persone. Una delle tante efferatezze fasciste in casa slava, condita di fucilazioni, deportazioni di massa, campi di concentramento. Le foibe sono arrivate dopo, è giusto ricordarlo.
E tuttavia quella guerra fu tutta una storia di straordinaria follia, una gara trai popoli cristiani dell’Europa a chi si distinse di più a trucidare e massacrare senza pietà.
Ora il ricordo di quella atroce guerra e l’odore dei morti putrefatti si allontana sempre di più, ma non dobbiamo dimenticare che la nostra cara, civile e democratica Europa, continua ad esportare armi e guerre in giro per il mondo.
Se vogliamo, ci illudiamo di aver fatto tesoro di quell’esperienza, ma ciò non è del tutto vero.
Osserviamo, nei teatri di guerra provocati, ancora una volta, dagli europei cristiani, atti di efferata violenza da parte di fondamentalisti islamici e, con la nostra tipica spocchia occidentale, ci riteniamo più civili e superiori. Tutta roba buona, poi, per finire nel brodo del razzismo, dell’ignoranza, dell’odio.
Dimenticando, con corta memoria, che quella è la normale follia nei contesti di guerra e devastazione.
Oggi non si fa altro che sentire parole violente nei confronti di quel popolo o quella religione, auguri di massacri e di stermini, e persino opinionisti e politici partecipare alla bizzarra gara dell’odio e della violenza.
Come vedete, siamo pronti, noi europei cristiani, nel nome ancora una volta della presunta superiorità, a perpetuare nuovi massacri, nuove esecuzioni di massa, nuovi campi di sterminio.
Forse non siamo cambiati, forse non siamo diversi da quegli europei che, mezzo secolo fa, hanno reso un ricco continente un miscuglio fetente di fango e brandelli sanguinolenti di carne morta.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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