Dopo ogni attacco terroristico di matrice islamica si solleva un coro di reazioni indignate che unisce politici, giornalisti, intellettuali, opinionisti, persone che affollano il web. Un insistito richiamo alla difesa dei valori dell’Europa e dell’Occidente, da anteporre, come scontro di civiltà, all’Islam incivile e terrorista. Tra le altre cose, specie dopo i fatti di Colonia, si è anche trovata una nobile causa, quella femminista, per poter marchiare di inferiorità la cultura islamica. Questo insistito coro, che si propaga come radici negli strati più profondi della società, accompagnato dalle sparate idiote e razziste dei populisti e dei demagoghi, è diventato una di quelle verità inculcate da una egemonia economica e politica che, in realtà, altro scopo non ha che perpetuare lo stesso sistema che ha provocato la situazione attuale. Ma di quali valori parliamo? Valori europei, occidentali? Non è possibile spiegare a questa marea montante di sciocchezze indotte, che in realtà non esistono i valori occidentali, ma esistono solo i valori umani, comuni a tutti i popoli. Questi valori umani, comuni dalla notte dei tempi, sono la fraternità, l’amore, la comprensione dell’altro, l’armonia con la terra e gli altri esseri viventi, la pace, la saggezza. Cosa difendiamo noi, in realtà? Quali sono questi valori? Difendiamo forse la fraternità tra i popoli? Difendiamo forse la fraternità tra noi stessi europei? Basta vedere come le banche tedesche hanno affamato la Grecia, per avere una risposta chiara. Per non dire della collaborazione tra i vari centri investigativi dell’Europa unita, che evidentemente non comunicano mica tanto tra loro. Difendiamo l’amore? Difendiamo i valori cristiani di carità, di compassione, di amore per il prossimo? Ma fatemi il piacere! Basta dare uno sguardo ai profughi ammassati come bestie ai nostri confini per avere una risposta chiara. Difendiamo il valore della comprensione? Non ci capiamo neppure più tra noi, tra amici, tra fratelli, tra genitori e figli. L’incomprensione è diventato il paradigma del nostro tempo. Figurarsi comprendere le ragioni degli altri popoli, i fenomeni che portano disturbo all’ordine del mondo. C’è il totale rifiuto culturale di mettere in fila i fatti recenti della storia, figurarsi di andare appena indietro nel tempo. Rifiuto colpevole di mettere in relazione con una minima logica le concatenazioni degli eventi. Forse perché non ci conviene. Totale cecità sul divenire delle cose. Difendiamo la pace? Vogliamo scherzare? Noi siamo quelli che con le missioni umanitarie provochiamo centinaia di migliaia di vittime civili, donne vecchi e bambini innocenti, e la chiamiamo esportazione di democrazia e missioni di pace. Riusciamo, grazie ad un enorme e scandaloso apparato mediatico, a nascondere la morte e le macerie che provochiamo con i nostri eserciti, continuamente, in ogni parte del mondo, ed in particolare, per uno strano scherzo del destino, proprio nel Medio Oriente, culla della nostra stessa civiltà. E sapete perché ci si accanisce con il medio oriente? Per il petrolio, mica per esportare la democrazia, altrimenti in ben altri luoghi si dovrebbe andare. Difendiamo forse la terra, l’ambiente in cui viviamo? Vale la pena di ricordare che l’Europa alimenta un fiorentissimo traffico illecito di rifiuti tossici in altre parti del mondo. Eppure, in nessun campo come quello della difesa della terra, della natura, dell’armonia con il creato e gli altri esseri viventi, l’ipocrisia degli europei, con i loro “pets” al guinzaglio, tocca livelli ignobili. Preferisco davvero soprassedere e non andare oltre. Diffondiamo la saggezza nel mondo? Per carità. I nostri media sono un profluvio di irragionevolezza e odio, i nostri politici, se non si attengono ad un protocollo di banalità, più che razzismo ed odio etnocentrico non sanno diffondere, e il popolo non si distingue in meglio, basta entrare in qualunque bar o metro ed ascoltare i discorsi, di un livello e di una stupidità assoluti, fatte sempre le debite eccezioni. Nel frattempo, con una propaganda mainstream degna di miglior causa, siamo bombardati delle immagini “forti” degli attentati terroristici, mentre le immagini della guerra che gli occidentali portano negli altri paesi del mondo, immagini ben più “forti”, vengono naturalmente oscurate, alla faccia dell’equilibrio e della saggezza. Poi ci sono i disvalori, come quelli che provocano il terrorismo. E’ idea diffusa comune che il terrorismo sia connaturato alla natura della religione islamica, o addirittura della razza araba. Peccato che il terrorismo sia nato in Europa. Peccato che modalità di guerra asimmetrica, che secondo l’opportunità del momento, definiamo “resistenza” o “terrorismo”, nasce quando la controparte è un esercito più forte, un esercito di occupazione, come nel caso dell’esercito di occupazione nazista. Quando i cattolici irlandesi, pochi decenni fa, facevano saltare per aria, con le bombe, i protestanti, nessuno disse che il terrorismo fosse connaturato al cristianesimo. Quando i protestanti inglesi prendevano per ritorsione i cattolici irlandesi e li torturavano e seviziavano in carcere, nessuno disse che la tortura era connaturata agli inglesi o al cristianesimo. Neppure quando i terroristi baschi, cattolici, facevano saltare per aria le città spagnole, o i terroristi corsi uccidevano funzionari francesi, o i terroristi dell’eversione rossa e nera italiana e tedesca terrorizzavano la gente, nessuno disse che era un problema connaturato dei cristiani. Neppure quando i francesi torturavano gli algerini con la corrente elettrica. Neppure quando i nazisti tedeschi inventarono i campi di sterminio. Ma è un elenco tristemente infinito, dunque fermiamoci qua. Il fatto è che, tutti presi dalla difesa ipocrita dei nostri valori, facciamo finta di non sapere che la storia dell’Europa cristiana è la storia di tutti i più grandi genocidi e crimini dell’umanità. Non c’è nessun senso delle proporzioni deformato capace di paragonare quanto fatto dagli europei dagli albori della storia fino ad oggi nei confronti degli altri popoli. Non ci sono popoli stinchi di santi, perché purtroppo la violenza è una componente connaturata nell’uomo, ma la ferocia distruttiva dell’Europa, capace di sottomettere, previ genocidi quasi totali, le due Americhe e l’Australia, di assoggettare, rendendola schiava e serva, con una devastazione che parte dalla tratta degli schiavi fino al colonialismo e al post-colonialismo, l’Africa nera, e di distruggere gran parte del medio oriente non teme, neppure lontanamente, nessun paragone. Praticamente quasi tutto il mondo è stato devastato dagli eserciti della nostra piccola, cara e civile Europa. Solo una parte del mondo, l’estremo oriente, sembra essere riuscito, dopo tanto tempo e lunghe lotte e guerre, a sottrarsi alla tenaglia, alla ferocia, all’avidità degli occidentali di origine europea. Dunque. Lo abbiamo il coraggio di dire che noi non difendiamo nessun valore che si possa dire davvero umano? Abbiamo il coraggio di dire che, in verità, noi difendiamo la nostra ricchezza materiale? Abbiamo il coraggio di dire che, per difendere questa ricchezza nostra, siamo pronti a scatenare guerre in difesa del nostro sistema mondiale basato sullo sfruttamento delle materie prime degli altri paesi? Quanti, in Europa, hanno la mente talmente libera dai condizionamenti dell’egemonia politica e culturale per ammetterlo? Attenzione però. Noi europei, culla di questa ipotetica civiltà, non difendiamo questa ricchezza materiale come solo patrimonio. Noi difendiamo questa ricchezza materiale come sistema di valori, o meglio, di disvalori. Siamo talmente dentro questa completa decadenza culturale, che la materialità ha sostituito tutto il sistema di valori umani, tutto il sistema dei valori simbolici. E’ una decadenza morale progressiva, che ci mangia l’anima e inghiotte il cervello rendendoci degli automi aridi di sentimenti e totalmente privi di capacità critica. Ci dicono di difendere i valori occidentali, e noi li difendiamo, senza in realtà sapere bene quali siano. Ecco, forse di fronte ad un poveraccio in fuga dalla guerra, sporco e impolverato, ci sentiamo portatori di valori, perché lavati, stirati, ben vestiti e con la pancia satura. Così siamo dominati dal paradigma totalizzante dell’economia mercantile. L’etica segue il fiume di denaro, pazienza se è sporco. Le statistiche ci devono convincere che, dove c’è quel fiume di denaro, c’è la civiltà e la “buona amministrazione”. Statistiche che definiscono “felici” nazioni dove ci sono i conti in banca più importanti, pazienza se sono società dove imperversano i suicidi e gli antidepressivi. Il denaro come paradigma assoluto di valore e di civiltà ci sta dunque inghiottendo come sabbie mobili. Noi sguazziamo dentro quelle sabbie mobili, come tossicodipendenti in preda al delirio. Non abbiamo altro orizzonte che quello del consumismo. E i nostri politici, come le nostre multinazionali, che quei politici controllano, lo sanno. E’ un circuito vizioso dalla quale non si può uscire. Per aver il petrolio dai paesi non allineati, si usano tutti i sistemi della vecchia buona scuola americana. Sanzioni economiche per logorare i governi che hanno rialzato la cresta, nazionalizzandosi magari le proprie risorse. Non sia mai! Affamare i loro popoli fino alla prima protesta, infiltrare i ribelli, di solito estremisti islamici che vengono pagati, armati e addestrati dall’Occidente, e attendere la reazione degli eserciti regolari. Ecco il pretesto buono per invadere quella nazione, bombardarla, destabilizzarla, ridurla alla fame, preda di bande di fondamentalisti, e in cumulo di macerie. Questo è quello che è successo in Iraq, dove i morti superano il milione, e sono soprattutto civili. Questo è successo il Libia, in Afghanistan, in Siria. Da Raqqa, capitale del fantomatico stato dell’Isis, sono partite le rivendicazioni dell’attentato di Bruxelles. Prima che l’Occidente devastasse per i comodi suoi la Siria, provocando una catastrofe umanitaria, appoggiando e finanziando i fondamentalisti islamici, in Siria non esisteva nessuna capitale dello stato dell’Isis. La sub-cultura totalizzante del denaro, la conseguente distruzione di ogni valore umano, ci sta dunque portando a grandi passi verso la guerra. Perché la totale, assoluta mancanza di volontà di concatenare i fatti logici degli eventi, con la scorciatoia di comodo verso l’assioma “noi siamo civili, e ci abbiamo i valori da difendere”, mentre loro, per razza o religione, “sono sbagliati” per natura, non può che portarci allo scontro. Perché i popoli sbagliati per natura vanno annientati no? E dire che la storia si ripete. Un film già visto, sempre lo stesso, sempre uguale. Quando c’è una risorsa, o una terra da occupare, scatta la propaganda del “loro sono sbagliati”, poi si occupa, si bombarda, si distrugge e si massacra, fino alla prima reazione, che prima o poi arriva. Allora si chiude il cerchio, e si passa dalla parte delle vittime. E il vittimismo perpetua l’occupazione e la reazione. Pensate a quanto siamo ipocriti, falsi, ingiusti, ed anche un po’ coglioni, se fino a qualche anno fa eravamo convinti che i cattivi erano i pellerossa, e non i “cowboy”. Il film, ammerigani contro indiani, sempre quello è, il film artefatto e ricostruito del nostro mondo finto. Quindi, siamo sempre i soliti europei invasori e devastatori, non siamo mica cambiati tanto. Siamo diventati solo ancora più furbi e accorti con in nostri trucchetti, magari alimentiamo lo scontro, piuttosto che invadere subito sotto gli occhi mediatici. Uno scontro che noi abbiamo, fino ad oggi, cercato con tutti i pretesti possibili ed immaginabili, forti della nostra superiorità economica e militare. Solo che oggi qualcosa è cambiato. Perché il terrorismo islamico ha appreso tutti i trucchi della strategia del terrore europea, è ha capito come farci vedere i sorci verdi. Sono finiti i tempi in cui potevamo far finta che i senzatetto provocati dalle nostre atroci bombe in quei paesi erano fatti lontani, scollegati dalla nostra realtà, dal nostro quotidiano. Oggi gli spettri di quei bambini soli ed affamati che vagano tra le macerie, gli spettri di quella gente in fuga che affoga nel mare, sono qui tra noi. A voglia di fare gli indifferenti, quegli spettri sono tra noi e ci perseguitano. Forse impareremo a convivere anche con il terrorismo, ma è chiaro che la situazione, perdurando questo atteggiamento mentale di superiorità e di scontro degli europei, è destinato a peggiorare. Nessuno in Europa ha intenzione di rinunciare al proprio stile di vita, di moderare il proprio consumismo. Nessuno, in Europa, ha intenzione di ritornare ai veri valori dell’umanità, che poi sono quelli che ci rendono felici, e non parlo della felicità farlocca delle statistiche mainstream. Nessuno, fatta eccezione per poche anime sparse, ha intenzione di provare a costruire un mondo di pace, basato su valori che non siano per forza quelli indotti dal denaro. Perciò, forti della nostra superiorità militare, andremo avanti con questo andazzo. E’ una china molto pericolosa, questa di rivendicare la supremazia valoriale, una china che non ha via d’uscita. E tuttavia, la nostra presunta superiorità militare, che ci rende così tronfi e arroganti, ha i suoi limiti. Altre grandi potenze, come la Cina, la Russia, l’India, il Pakistan, l’Iran, messi insieme, sono in grado di sostenere uno scontro armato alla pari con l’Occidente. Come ebbe a dire Albert Einstein: non so come verrà combattuta la terza guerra mondiale, ma so come sarà combattuta la quarta, con le pietre e i bastoni. Ma noi europei no, noi siamo quelli che abbiamo i valori e la civiltà, per cui andremo avanti, con la pancia satura e le tasche piene, che in fondo è quello che conta.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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