Ciao, Antonio Moro!
Adesso sei assessore regionale ai Trasporti e forse potrai dire di non ricordarti di me, con tutte le persone che incontri e hai incontrato in vita tua. Ma io sono invece sicuro che tu ricordi benissimo gli anni di convivenza in quella entusiasta e sgangherata redazione del Giornale di Sardegna. Ci sentivamo al telefono ogni giorno, tante volte, litigavamo sulla scelta di un’apertura o sul dosaggio di un titolo, poi siamo finiti ad accapigliarci (al tempo avevo i capelli) su questioni sindacali e il giocattolo si è rotto.
Si vedeva che ci sapevi fare, col potere: tu neppure pubblicista e io già professionista, eppure comandavi tu. “Il potere è di chi se lo prende”, spiegava al riguardo un nostro comune collega genovese.
Ma non è di questo che voglio parlarti. Voglio parlarti delle strade della Sardegna, perché adesso l’assessore ai Trasporti sei tu e le risposte, noi sardi, le aspettiamo da te. Così come tu le esigevi da altri, quando stavi in panchina ad aspettare il tuo turno.
Da sei mesi sto girando la Sardegna in lungo e in largo per presentare un libro. E a furia di avventurarmi in questi percorsi ad ostacoli disseminati di cantieri – altrove le chiamano strade – mi è salita un’indignazione che con qualcuno dovrò pur sfogare. E siccome l’assessore sei tu, avrei una proposta da farti.
Lo so bene che se le strade della Sardegna sono in questo stato non è colpa tua e non sono così populista e demagogo da chiederti di risolvere questo disastro. Io ti chiedo solo di sapere. E, per favore, non nasconderti dietro la carta velina delle competenze. Convoca una bella conferenza stampa, oppure fai stampare un dossier di una ventina di paginette in cui si spieghi a che punto stiano i lavori, perché non procedono, perché sono in ritardo, perché non si fanno.
Così, “pa sapélla”, come diciamo in Gallura. Ti suggerisco un titolo: “Il punto sulle strade sarde: parola all’assessore”.
Cosa dovresti dire nella conferenza stampa o cosa dovresti farci scrivere nel dossier? Un mucchio di cose.
Primo: quanto ci si metterà a ultimare la Sassari-Olbia? Te lo chiedo perché, ogni volta che dalla Gallura devo spostarmi verso il capoluogo, io continuo a preferire la vecchia strada che attraversa Tempio, non sapendo mai quante e quali deviazioni mi aspettino nella bozza di quattro corsie ancora largamente incompleta. E te lo chiedo anche perché – quando ancora sgomitavamo nella stessa redazione – una volta mi capitò di intervistare Cappellacci, il quale mi garantì l’inaugurazione entro il 2014.Siamo nel 2023.
Secondo: per quanto ancora dovremo rischiare la vita, ogni volta che ci avviciniamo a Nuoro sulla 131 dcn?Anche di giorno ma molto di più di notte, con tutte quelle chicane da circuito di formula uno, poco illuminate e peggio segnalate.
Terzo: da tre anni, all’altezza di Budoni e Posada, attraverso cantieri che mi appaiono immobili, perché nulla da tempo accade, con interi piazzali occupati da mezzi da lavoro che a breve diventeranno cimeli di archeologia industriale. Solo una mia impressione o, piuttosto, le cose vanno davvero a rilento?
Quarto: una settimana fa ho percorso la Olbia-Buddusò, che mi si dice essere scorrimento veloce di recente inaugurazione. Dato che mi riesce difficile credere, dal momento che il fondo è una serie ininterrotta di crateri, dossi, avvallamenti e frane. Farete qualcosa, voi che potete?
Quinto, e scusa se vado sul personale per ragioni di appartenenza geografica: la famosa quattro corsie Olbia-Santa Teresa si farà o resterà solo un progetto che ci costringerà a rassegnarci, per quanto avremo ancora da vivere, alla attorcigliata statale 125?Non ho altro da dirti, caro Antonio. Mi permetto un suggerimento: nel caso dovessi scriverlo di tuo pugno, questo dossier, lascia da parte l’ecumenismo del politico e sfodera la sciabola che brandivi ai vecchi tempi, quelli di quando eravamo giornalisti e attaccare i politici era il più importante dei comandamenti.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design