pubblicato il 31/12/2013
Il signor Giovanni Ciasullo invita i turisti a boicottare la Sardegna, a scegliere altre destinazioni per le loro vacanze. In un video caricato su Youtube (ma poi rimosso) sprona alla ribellione i bagnanti e spiega che “questo schifo deve finire”. Non so chi sia il signor Ciasullo, non so neppure che faccia abbia. Ma so che poco prima del ferragosto dell’anno scorso Ciasullo è stato multato dalla polizia locale di Arzachena per divieto di sosta nella spiaggia di Liscia Ruia, in Costa Smeralda. Verbale da 41 euro per avere parcheggiato il suo Suv grigio in una radura aperta tra la macchia mediterranea, sullo sterrato che porta alla spiaggia. Su entrambi i lati, in effetti, ci sarebbe tanto di cartello che minaccia la rimozione forzata fuori dalle aree di sosta consentite. Ciasullo si è imbestialito, ha tirato fuori lo smartphone e ha filmato una scena strappalacrime: decine di auto con foglietto rosa svolazzante inchiodato sul parabrezza dal tergicristallo. Mentre il telefono registrava, lui commentava: accusava i vigili di voler fare cassa alle spalle dei turisti, implacabilmente denunciava l’assurdità di una strada priva di asfalto e marciapiedi e sulla quale, nonostante questa incivile mancanza di arredi urbani, l’ordine costituito cercava di far valere la legge. Com’è possibile che l’ordinamento dello Stato valga anche laddove manca l’asfalto? Dopo avere preso le difese della sua sosta, a suo avviso ingiustamente sanzionata, e avere spaziato sino alla contestazione della classe politica nazionale, Ciasullo ha arringato il popolo delle vacanze: boicottate la Sardegna! Ha firmato il suo reportage georeferenziandolo a “Liscia Rugia”. Ha detto proprio così: “Liscia Rugia”. Poi ha caricato il filmato su youtube, totalizzando oltre un migliaio di visualizzazioni. Ieri un albergatore della zona me lo ha mostrato. Ci ho pensato una notte, prima di rispondere a chi parla di un luogo di cui ignora persino il nome. Egregio signor Ciasullo, Una spiaggia non è un centro commerciale, non è un centro Ikea. In un centro commerciale o in un centro Ikea uno spazioso piazzale asfaltato capace di contenere tutte le auto dei consumatori lo si deve esigere, certo. Estirpare la macchia mediterranea e soffocare la terra sotto una coltre di bitume, affinché lei possa parcheggiare comodamente il suo Suv, non dovrebbe invece rientrare tra le priorità di chi Liscia Ruja la ama non solo per la sua spiaggia, ma per tutto quel ricco ecosistema che la circonda. Il vero turista, signor Ciasullo, questa ricchezza la sa apprezzare e, ogni tanto, volge le spalle al mare per capire cosa la Sardegna possa regalare oltre alla spiaggia, alla nuotata e all’abbronzatura. Tutto questo vale più della comoda sosta del suo e di qualunque altro Suv al mondo, mi creda. E mi creda anche quando le dico che in altri comprensori turistici del mondo, balneari o montani. l’ingresso dei veicoli a motore è vietato. Egregio Ciasullo, ma quando lei non trova parcheggio in centro, nella città da cui proviene, mette sempre su questo popo’ di set cinematografico e invita il mondo ad ignorarla, la sua città? Certo, nella sua città ci sono asfalti e marciapiedi. Ma la spiaggia è un’altra cosa, come le spiegavo. Ora le racconto perché a Liscia Ruja – o Rugia, come lei dice – è stato istituito un senso unico e perché esista il divieto di parcheggiare fuori dalle aree di sosta autorizzate (che, contrariamente a quanto lei asserisce, esistono: bastava che proseguisse per altri duecento metri e se ne sarebbe accorto). Come forse non sa, in Sardegna esiste un serio rischio di incendi. Liscia Ruja è una spiaggia circondata da ettari di macchia mediterranea e, nel periodo estivo, su questa lingua di sabbia si accalcano ogni giorno migliaia di persone, in un’area di limitata estensione. Le vie di fuga sono limitate all’unica strada sterrata che dal bivio di Cala di Volpe sbuca sulla strada panoramica, in località Razza di Juncu. Nel 1993, una domenica d’agosto, contammo (lavoravo allora per i servizi di vigilanza di Porto Cervo) 1200 auto parcheggiate lungo quella strada. In caso di incendio, tanto ferro e tanta benzina concentrate in così poco spazio avrebbero trasformato Liscia Ruja in una polveriera. L’anno successivo il sindaco di Arzachena Giagoni emise un’ordinanza per urgenti motivi di sicurezza e ordine pubblico. Venne dunque istituito il numero chiuso: accesso consentito ad un numero massimo di 250 auto, poi diventate 400. L’ordinanza è rimasta in vigore per più di dieci anni, poi non è stata rinnovata. Cosicché lei, col suo Suv, ha potuto accedere a quella strada e parcheggiare la sua auto, incorrendo disgraziatamente nella punizione dei vigili urbani. Non so se abbia ragione o meno a contestare la multa e forse potrebbe avere ragione se lamentasse la mancanza di un servizio di trasporto pubblico, che nessuna delle amministrazioni locali è stata in vent’anni in grado di organizzare; avrebbe anche ragione se sostenesse che le esigenze di business, nelle spiagge, hanno soppiantato quelle di sicurezza. Se non fosse che l’unico motivo della sua rabbia sembra essere il verbale appioppatole dalla polizia locale. Sembra poco per invitare il mondo a boicottare una terra che vive anche di turismo. Turismo vero, non quello che pretende l’asfalto fino al bagnasciuga. Comunque, egregio Ciasullo, scelga pure un’altra meta per le sue prossime vacanze. La Sardegna ce la farà anche senza di lei.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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