I temi sono sempre quelli: la Grecia, il terrorismo, la scuola che non funziona, la 131 da ridisegnare, Renzi che fa il furbo, Renzi che, in effetti, furbo lo è per davvero; Salvini che fa il razzista, Salvini che razzista lo è per davvero. Eli (la Canalis, perdinci) che si mostra nei social con il bel pancione da futura mamma, il vecchietto ancora alle prese con il processo Ruby ter, un serial ormai sconsolante e sconsolato da bassissimo e lontano impero. Qualche spruzzo di calcio (ma la storia del Catania vi sembra una cosa presentabile?) qualche foto della DInamo (che male non fa) e tutto si miscela. A dire il vero su Facebook, dove c’è la tribù che posta a ritmo molto veloce, altre cose si riescono a scrutare: qualche comunione di un figlio o nipote, la laurea di un figlio o di se stessi (altri tempi davvero. Invitai gli amici al bar e nepure una fotografia. A volte penso di non essermi mai laureato). Qualche gatto che cammina tra un post e l’altro, qualche piccola discussione, cuoricini, maledizioni, aforismi copiati e ricopiati, foto di spiagge bellissime (molte in Sardegna) e viva l’estate. Io, l’estate la vivo sempre con il magone. Cerco una canzone che mi accompagni, una di quelle spensierate che noi, ai nostri tempi, tra un Guccini e un Lolli, comunque cantavamo. C’è stata l’estate di Lisa dagli occhi blu, quella di Mario Tessuto. Ho cantato “io per lei” dei Camaleonti con un cuscino abbracciato per ore, tra i ricordi di un bacio e la speranza di riottenerlo. Ho strimplellato la chitarra con Anna da dimenticare dei nuovi angeli, e ho chiuso gli occhi ai sospiri di Tornerò, quella dei Santo California (e non ho fatto neppure il militare). Certo, c’è la Grecia e il terrorismo e quella maledetta 131. E la scuola, e l’euro che traballa ma c’è l’estate, che asciuga tutte le lacrime, quell’estate ballata stretti stretti a ritmo della Bottega dell’arte, come due bambini. O con il swing vocale dei Matia Bazar e con Solo tu (correva l’anno 1977). Poi, dopo questa estate di comunisti al sole, si ritornava all’autunno: ed era un rifiorire di Lolli, Guccini, Ivan della Mea e gli Intillimani. Non abbiamo mai avuto il coraggio di dire che amavamo – e tanto – l’estate. Perchè ai nostri tempi Facebook non c’era.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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