Orosei ha settemila abitanti e risorse importanti. Una pianura alluvionale fertile, bagnata dal Cedrino, uno spettacolare tratto di costa, un bel centro storico, cantieri forestali, oasi naturalistiche, cave di marmo. Un’espansione edilizia turistica tumultuosa, negli ultimi anni, che ora si è arrestata lasciando sogni di ricchezza facile volati via, geometri, impresari, muratori e manovali appesi ad una birra al bar, brutture di cemento incompiute che spuntano qua e là. Sogni di ricchezza allergici ad ogni regolamento, tanto da scatenare un’offensiva fatta di pressioni, minacce, ostilità, e persino bombe agli amministratori della precedente giunta che aveva elaborato una serie di piani regolatori per consentire al paese uno sviluppo armonico. Questa invece è la giunta dei “liberisti”, quelli che hanno dato, per bocca del suo sindaco, la colpa dell’alluvione di novembre al pollo sultano, reo di essere protetto dalla Forestale che così impedisce la pulizia degli alvei. Una coglionata esponenziale. Ma spesso e purtroppo sono proprio le scemenze che vanno avanti, insieme alle illusioni che annegano dentro quelle birre al bar. A Orosei ho presentato il mio libro, e in un paio di giorni, grazie alla disponibilità di Tore Dessena, l’architetto che per una legislatura è stato assessore all’urbanistica, ho cercato di capire qualcosa della sua anima, indecifrabile, dove i tratti del borgo turistico si confondono, non si capisce bene come, con la storia e le tradizioni baroniesi dei suoi abitanti. Una delle cose più belle di Orosei è l’oasi di Bidderosa, protetta fortunatamente come sito di interesse comunitario grazie alla giunta comunale precedente. Una pineta gestita dall’Ente Foreste, che si affaccia su uno stagno e su una lunga teoria di spiagge. Nei dintorni ci sono alberghi e campeggi, e da anni rappresenta il luogo ideale per numerose manifestazioni sportive di carattere internazionale. C’è una storia molto bella che riguarda quest’oasi che mi ha raccontato Tore Dessena. Una storia della quale nel paese si è anche un po’ persa la memoria. Negli anni ’70 la cultura ambientale ed ecologica come l’intendiamo noi non esisteva. C’era il mito delle strutture, del progresso affidato a delle “cose” da costruire. Al comune di Orosei giunse l’offerta di acquisto dei terreni dell’attuale oasi da parte di una multinazionale straniera in cambio di alcuni edifici pubblici, si dice di una scuola. Tutto il consiglio comunale era già pronto a votare favorevolmente l’offerta. Di quei terreni aridi prossimi al mare, in fondo, si poteva ricavare bene un bell’edificio pubblico per il bene del paese. Si presentò, però, un consigliere di solito più avvezzo a passare il tempo al bar che in consiglio comunale. E forse neppure il giorno doveva essere tanto tanto in equilibrio psicofisico. Tuttavia fece un discorso così accorato, così lungimirante, così argomentato, così passionale, che piano piano, consigliere dopo consigliere, l’unanimità del voto favorevole al progetto iniziò prima ad incrinarsi, e poi, gradatamente, a diventare minoranza, fino ad un voto compatto di tutto il consiglio comunale contro l’insediamento della multinazionale. Oggi quell’oasi è una meraviglia che produce ricchezza e immagine positiva per tutto il paese. Di edifici scolastici, invece, ce n’è in abbondanza. Non sono riuscito molto a sapere di quell’eroe che, con un unico intervento in consiglio comunale, aveva riscattato, insieme alla propria esistenza, quella di un intero paese.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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