Tu lo guardi e pensi: non ci riesce. Non può farlo. Quando lo pensi lui lo ha già fatto. Ecco cosa significa guardare Messi. La pulce. Uno che scrive poesie con i piedi. Ermetiche e dolci. Ci possono essere momenti in cui sembra non poter utilizzare la sua penna (il sinistro) ma poi comincia ad annusare e passeggia sul campo. E corre. Si ferma. Osserva. Ti aspetta. Poi, come un piccolo principe sul colle dell’infinito decide che quella poesia deve avere una chiusura. La giusta chiusura. Mai banale. Messi anche quando sbaglia è bravo. Lo fa poche volte. Ma è bellissimo osservarlo disegnare il gioco del calcio. E’ stupefacente inseguire i suoi piedi e quel pallone che quasi accarezza. Credo sia uno dei pochi giocatori al mondo che ancora si diverta a giocare a certi livelli. Perchè è vero, sei anche un fuoriclasse ma, ad un certo punto trasporti gli occhi verso il futuro e cominci a ragionare: quanto può durare? Meglio centellinare, meglio risparmiarsi che poi, quando attacchi le scarpette al chiodo piano piano scompari. Lui, la pulce, raccoglie il pallone e continua a farlo girare. In qualsiasi partita. Per qualsiasi partita. Non ci sono gare importanti. Messi è figlio del campo. E’ poesia dolcissima e barocca. Quando gioca è Petrarca nelle sue chiare e dolci acque, Dante e la sua Beatrice, Prévert e “pour toi mon amour.” E’ il silenzio che vedi negli occhi di chi osserva. Adrenalina che scorre. Questo non lo può fare. E invece, lui, puntualmente lo fa. Perché i poeti sanno scrivere anche nel vuoto. Sanno anche raccogliere un pallone e farlo diventare un poema. Con Messi tutto questo è possibile. Non chiudete mai gli occhi quando da piccolo direttore d’orchestra comincia il suo preludio. Bisogna amarle certe giocate. Perché è bello naufragare nel mare di Lionel Messi. Almeno per un attimo.
6 maggio 2015: semifinale di Champions League. Barcellona- Bayern Monaco 3-0
Messi Messi Neymar
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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