Nel leggere le cronache dell’ennesima aggressione a sfondo omofobo in quel di Genova mi è venuto in mente Alan Turing.
Alan Turing è considerato uno dei padri dell’informatica. Uno che, negli Anni Trenta, già intuiva che un’intelligenza artificiale era possibile. Fu lui a dare un contributo decisivo alla sconfitta di Hitler, trovando la maniera di decrittare il codice Enigma, utilizzato dai nazisti per vanificare le intercettazioni. Lo fece costruendo una macchina complessa ma efficace che consentì, si dice, di anticipare di due anni la fine del conflitto e di risparmiare 14 milioni di vite umane.
Della missione e della straordinarie qualità di Alan Turing, il mondo ha appreso solo negli Anni Settanta, per via del top secret imposto dai servizi britannici su tutta la vicenda. Ma, in quegli anni, Turing era già morto. Suicida.
All’inizio degli Anni Cinquanta fu arrestato perché omosessuale. In Inghilterra, come altrove, essere gay significava essere fuorilegge. Per capire quanto diffusa fosse, non solo a Berlino e dintorni, la discriminazione nei confronti del “diverso”. Il tribunale inglese, al posto dei due anni di galera previsti, offrì a Turing un’opzione drammatica, la castrazione chimica, che lui accettò. Nel ’54 terminò di soffrire mangiando una mela, dopo averla imbottita di cianuro di potassio.
Ci sono voluti 30 anni perché il mondo conoscesse la storia di Alan Turing.
Ci sono voluti 55 anni perché Londra riconoscesse ufficialmente l’errore e l’atrocità della punizione inflitta a uno dei suoi eroi con queste parole pronunciate da Gordon Brown:
“Per conto del governo britannico e di tutti coloro che vivono liberi grazie al lavoro di Alan, sono orgoglioso di dire: ci dispiace, avresti meritato di meglio”
E ce ne sono voluti 59, di anni, per la grazia postuma concessa dalla Regina Elisabetta, su richiesta di alcuni illustri scienziati, ad Alan Turing, una mente eccelsa che, nell’ombra, ha non solo vissuto ma anche amato.
Qualche giorno fa, a Genova, su un bus, cinque animali, due dei quali di sesso femminile, hanno aggredito e ridotto in fin di vita un tizio che, secondo una delle due iene, fissava il suo fidanzato. Per lei era un gay di merda da picchiare a sangue. Lo hanno fatto in cinque. Il gay di merda, in realtà, era solo un tizio che è solito indossare vestiti eccentrici. Tornava a casa dalla fidanzata ma questo, in realtà, è poco importante.
Leggendo questa storia ho pensato che ci sono codici da decrittare ancora più importanti di quelli sui quali Alan Turing si è concentrato, con la sua macchina complessa che occupava una stanza intera e il fiato sul collo di militari scettici che chiedevano risultati immediati. Ma temo che l’enigma di certa umanità selvaggia che condivide le nostre esistenze, comprese quelle virtuali, non sarà mai risolto. Si potrebbe, semmai, ridurne la portata se solo venissero concessi, ai tanti Alan Turing che la storia ci ha regalato, la notorietà e il rispetto che meritano. Scusandoci con loro per averli ringraziati castrandoli.
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