Come da disposizioni del ministro, anche lungo i litorali del mio Comune di residenza sono state attivate le ronde per sanzionare i venditori ambulanti.
Alcuni testimoni mi hanno raccontato un divertente fatterello accaduto la settimana scorsa a Mannena, popolare spiaggia tra Arzachena e Palau.
Divertente e emblematico.
Pomeriggio, si palesa sul bagnasciuga una coppia di agenti della polizia locale in caccia di commercianti abusivi.
A Mannena ogni forma di vendita ambulante è vietata.
Due ragazzi di colore che trascinavano la loro mercanzia da un capo all’altro della spiaggia vengono immediatamente stoppati, schedati e costretti a liberarsi della merce, in attesa del sequestro.
Non oppongono resistenza e si arrendono subito.
A questo punto, i due vigili notano in lontananza un venditore di granite. Questo però non è un immigrato ma un sardo, a quanto mi riferisce chi ha assistito alla scena.
I due agenti lo avvicinano e gli intimano di fermarsi, ma quello si tuffa in acqua con tutto il carretto delle granite, portandosi ad una distanza di sicurezza dalla spiaggia.
Gli agenti non possono certo spogliarsi e tentare un inseguimento a nuoto, perciò restano là ad attendere: prima o poi, pensano, il bibitaro dovrà uscire dall’acqua.
Tutta la spiaggia assiste al duello, alla guerra di nervi che si combatte sotto temperature mortifere.
Passa qualche minuto, il venditore di granite sempre col suo carretto a guinzaglio tra i flutti e i tutori dell’ordine in piedi, in attesa che esca finalmente dall’acqua, come madri preoccupate dal bagnetto di un figlio nuotatore inesperto.
Poi arriva il colpo di scena.
Da uno dei sentieri che collegano Mannena al resto del mondo, sbuca un altro venditore di colore.
I vigili lo notano e corrono a intercettarlo, sotto gli occhi del pubblico non pagante della spiaggia (anzi, pagante: qui il parcheggio te lo fanno pagare caro).
A sua volta, il venditore di granite assiste alla scena, vede i vigili spostarsi, coglie l’attimo e con uno scatto alla Cristiano Ronaldo guadagna la spiaggia e correndo a perdifiato fugge via, eludendo il controllo della forza pubblica.
Quando me lo hanno raccontato, ho subito pensato che questo fatterello dimostri la vera funzione dell’immigrato: pulire la coscienza dai nostri peccati, perché quelli di un forestiero saranno certo più gravi e meno scusabili dei nostri.
Ora, metafore a parte, io dico: ma non ci sembra un po’ ridicolo tutto questo?
Non sembra senza senso militarizzare le spiagge per punire quattro poveracci, sardi o immigrati che siano, che cercano solo di guadagnarsi il pane?
Certo, le regole vanno rispettate e il commercio ha le sue, di regole.
Ma questa guerra contro gli ultimi ci renderà davvero il mondo un posto migliore?
Ma saranno davvero più pericolose collane e granite o i quintali di cocaina e altre schifezze che girano impunemente tra le discoteche della Costa, senza che nessuno se ne accorga?
Qualcuno dice che oltre a vendere senza permesso sono pure molesti, perché disturbano il riposo dei bagnanti.
Non credo lo siano più di quei call center che mi fanno squillare il telefono di casa ogni giorno, proprio nel momento in cui la palpebra sta cedendo al sonno pomeridiano.
E però poi penso che anche quelli dei call center sono lavoratori che cercano di guadagnarsi da vivere, di vincere un pezzo di pane alla miseria.
Il mio è benaltrismo? Sì, certamente lo è.
Una volta, durante una riunione politica, un commerciante della Costa Smeralda titolare di bar e ristoranti mi disse che la guerra ai vu’ cumprà aveva una sua ratio precisa: “Un turista ha un potere d’acquisto tot: se consuma parte di quel tot in cazzate in spiaggia, spenderà meno nei nostri bar e ristoranti”.
Eccola, l’emergenza. (Nella foto, un ambulante senegalese nella spiaggia di Mari Ermi, nel Sinis).
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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