In generale quell’istituto che oggi viene chiamato Stato conosce due sole specie di uomini: cittadini e stranieri. (Adolf Hitler)
Me lo sono comprato il “Mein Kampf”. Perché volevo leggerlo, volevo capire cosa ci fosse dietro quella grande tragedia dell’umanità che ho conosciuto solo attraverso i libri di storia e comunque le narrazioni postume. Volevo attingere alla fonte del male per conoscerne i parametri inquinanti e le subdole vie della conquista del consenso, le basi oggettive sulle quali poggiava il regime totalitario, i motivi per cui la tossicità di quelle teorie non fu captata. Volevo leggerlo perché sono curioso e prepotentemente democratico, avverso a ogni tipo di censura ed egoista, nel senso che non sacrifico il principio generale della libertà di espressione e di lettura per il timore particolare che alcuni possano trarne l’istinto emulativo. Non sopporto questa tendenza al ribasso nel campo culturale e, nello specifico, letterario. Volevo sapere come ha potuto Adolf Hitler conquistare il popolo tedesco, possibilmente senza filtri.
Il Mein Kampf fu dato alle stampe nel luglio del 1925 e, in questi giorni, ne venivano diffuse le prime copie. Leggendolo, emerge con estrema chiarezza quali siano stati i principi fondanti dell’ideologia hitleriana e del nazionalsocialismo: la superiorità della razza e l’utilizzo di mezzi violenti per imporne la superiorità biologicamente sancita. Era tutto scritto, tutto chiaro.
Lo Stato non è un fine ma un mezzo. Esso è la premessa della formazione di una superiore civiltà umana, ma non è la causa di questa. La causa è riposta solo nella presenza d’una razza idonea alla civiltà. (Adolf Hitler)
L’opera, partorita durante un breve soggiorno in carcere per il fallito golpe del 1923, fu tradotta in sedici lingue. Quando Hitler ascese al potere, nel 1933, il libro era già stato letto in tutto il mondo. I potenti del pianeta erano a conoscenza delle gocce di odio che quel piccolo, buffo tedesco stava velocemente instillando nel suo popolo.
Il complessivo lavoro d’istruzione e d’educazione dello Stato nazionale deve trovare il suo coronamento nell’infondere, nel cuore e nel cervello della gioventù a lui affidata, il senso e il sentimento di razza, conforme all’istinto e alla ragione. Nessun ragazzo, nessuna ragazza deve lasciare la scuola senza essere giunta a conoscere alla perfezione l’essenza e la necessità della purezza del sangue. (Adolf Hitler)
Mein Kampf (La mia battaglia) non era solo un libro, era una miscela esplosiva di odio e follia che trovò le condizioni ideali per deflagrare nel malcontento della Germania dell’epoca. Oggi frammenti di quella folle ideologia galleggiano nelle tante cloache a cielo aperto che si trovano sempre più di frequente in questa sterminata metropoli affollata di pensieri che interagiscono senza sosta alimentati da quel gigantesco flusso di notizie che è il nostro pane letterario quotidiano. Leggiamo e commentiamo ciò che accade ora, non c’è tempo per dare uno sguardo indietro, per guardarci allo specchio attraverso le pagine di un libro.
In quelle cloache si scrivono e leggono cose che fanno più paura del Mein Kampf. Sono i frutti dell’ignoranza assurta al rango di opinione, difficile da combattere perché fondata sulla violenza verbale e sull’aggressione del branco che rendono inutile e tendono a ridicolizzare ogni ragionamento di diverso tenore.
Al cospetto di questi veri e propri diffusori di odio a buon mercato, il goffo tentativo di Adolf Hitler di organizzare in un’ideologia, in una concezione di Stato le sue assurde teorie scrivendo un noiosissimo libro che la gente avrebbe dovuto comprare e leggere appare un gradino al di sopra, se non altro per l’impegno e lo sforzo intellettuale prodotto. Per questo sarei meno preoccupato se qualcuno dei tanti piccoli Hitler che proliferano in questo paese (e non solo) si fosse almeno preso la briga di leggerlo, il Mein Kampf. Perché leggere significa conoscere e perché, in fondo, avrei avuto la speranza di vedere qualcosa che galleggia nel vuoto cosmico delle loro teste.
(…) Che paese di merda. Che continente di merda. Solo un nuovo manifesto di Verona contro islamici e e negri ci può salvare. Nuove leggi razziali e tutela della cristianità: ecco cosa dovremmo fare. Ma gli italiani popolo bue non lo faranno anche per colpa della nostra schifosa costituzione scritta dai maiali partigiani. (Francesco Minutillo – segretario provinciale dei Fratelli d’Italia di Forlì – Facebook)
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