Bisognerà fermarsi forse un attimo a riflettere, se Forza Nuova pubblica sulla sua pagina un manifesto in cui plaude all’uscita sugli stupri di una esponente di primo piano del Pd come Debora Serracchiani. Cosa c’entrano le parole di Debora Serracchiani e, ad esempio, la riforma della legittima difesa di Marco Minniti con la sinistra? C’entrano più con la destra, da cui ormai la sinistra si fa imporre l’agenda. Credo c’entrino con la vacillante consapevolezza del proprio ruolo della sinistra, con la sua sfiducia nella capacità di poter interpretare i valori di riferimento della società. Una tale insicurezza che impone di inseguire slogan e mantra della destra populista o dichiaratamente fascista. Una volta si chiamava egemonia culturale. Il primo a definirne caratteristiche e funzione è stato Gramsci: una classe sociale o un gruppo umano coerente ed omogeneo impongono i loro valori sul resto della società, indicando a quella stessa società in quale direzione debba procedere. Per farla breve, assumere il controllo culturale della società prima di averne quello politico. Alla sinistra si riconosceva fino a tempi recenti questa egemonia, basata su valori settecenteschi arrivati sino a noi: la giustizia sociale, la lotta alle disuguaglianze, l’istruzione delle masse, lo Stato come sistema condiviso di regole, la tolleranza, l’antirazzismo, il rifiuto dei nazionalismi. Non mi interessa entrare nel merito del decreto sulla legittima difesa di Minniti, non so se il provvedimento sia condivisibile o meno e non so se la sicurezza sia un valore di destra o di sinistra. So che la legittima difesa esisteva già, nel nostro ordinamento, e talora è stata applicata con esiti clamorosi, arrivando a giustificare persino qualche esecuzione sommaria. So dai dati ufficiali che non esiste una vera emergenza criminalità o, quantomeno, non più di quanto sia sempre esistita in passato. Se questo tema è finito nell’agenda di un ministro come Minniti, con un passato da dirigente del Partito Comunista, è perché la sinistra si è ormai ridotta ad inseguire i temi ripetuti ossessivamente dalla destra, trovandoli più alla moda dei propri. Si inseguono psicosi, suggestioni, paure spesso immotivate. Si cavalca la rabbia per riceverne consenso. Si crea un corto circuito che passa dagli allarmi dell’informazione spazzatura e finisce, indistinta e indistinguibile, nei programmi dei partiti. Si insegue un modello di società conflittuale, fondato sulla giustizia fai da te che la politica ti concede di esercitare, sulle armi, sull’idea che il prossimo sia anzitutto un nemico, il ladro che ti entra in casa o il maniaco che ti salta addosso. Lo Stato si ritira, come si ritirano scuole e uffici dalle comunità più piccole, e lascia fare: sembra che sia il più rassicurante del messaggi e la sinistra lo subisce. Ieri Forza Nuova ha salutato con entusiasmo l’uscita della Serracchiani, secondo cui uno stupro è più stupro se lo commette un immigrato. Un’uscita densa di significato politico, che sancisce l’egemonia culturale delle destre.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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