Diceva don Milani ai lavoratori e disoccupati che si avvicinavano alla sua scuola: – Quante parole conosci? Sì e no duecentocinquanta. Il tuo padrone ne conosce almeno mille. Questa è la ragione per cui tu resti servo e lui padrone – Alcune pubblicazioni riportano i dati (Istat, Censis e altre fonti di ricerca) sulle nostre abitudini culturali, da cui emerge che quasi il 20% degli italiani, al sud quasi il 30%, nell’ultimo anno, non ha letto un libro, né ha svolto altre attività culturali. Si rileva che il 90% degli italiani è teledipendente e il 10% si informa solo tramite la televisione. Si scopre che, nel meridione, il 50% dei minorenni non ha letto un libro e circa il 60% non ha svolto alcuna attività culturale. Le statistiche raccontano di un’Italia in cui solo il 41% degli italiani legge un libro all’anno, la percentuale negli altri paesi europei è circa il doppio, e mentre altrove si investe in educazione alla cultura, da noi si praticano investimenti per consumi culturali. Si danno, ad esempio, 500 euro ai diciottenni per comprarsi cultura e suoi surrogati: cinema, musei, ma anche acquisto di computer, portatili e tablet.
Stando ai dati di cui sopra, è legittimo dubitare che gran parte di quei soldi andranno a incrementare i livelli del sapere dei giovani, più verosimilmente, faranno la fortuna dei vari Quo vado e Star Wars o del mercato dell’elettronica per giochi online e musica da scaricare. Dati sulla nostra penuria culturale che la tivù non racconta al 90% degli italiani, che preferisce far luccicare gli zero virgola di incrementi occupazionali senza protezione e quindi esposti all’umoralità di aziende, ora annoverate negli ambiti filantropici, che fanno contratti per 18 ore settimanali ma ti fanno lavorare 14 ore al giorno, (la faccia nascosta del Jobs Act) prendere o lasciare.
Deficit culturale che ha diretta incidenza con la qualità della vita, non solo spirituale, ma che si ripercuote sulla capacità di discernimento, in cui scegliere è di primaria importanza. Decidere, ad esempio, sulla scelta delle figure politiche cui affidare le nostre aspirazioni e i nostri bisogni, affinchè siano trasformati in atti amministrativi in grado di dare risposte alle esigenze quotidiane e programmare il futuro. Non è una rappresentazione grafica, un dato statistico. La cultura è ciò che fa la differenza tra il pensiero consapevole e il cervello all’ammasso. L’insegnamento di don Milani è sempre lì a ricordarcelo, ma è scarsamente colto perché manca il requisito sostanziale: l’educazione alla cultura. Perché, in fondo, il popolo, si gestisce meglio ingozzandolo di, C’è posta per te, di pacchi de, I fatti tuoi, di isole di sfigati, di partite a giorni alterni, di culi e tette in HD. Fortuna che adesso ci sono i social network che ci offrono l’illusione di essere dottori e filosofi, grazie al copia e incolla, con concetti e massime di vita riprodotti a oltranza, con l’incrollabile certezza che oltranza sia una località urbana, abitata dagli oltranzisti.
(Giovannimaria Mimmia Fresu)
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