Se ancora non lo conoscete siete fortunati perché ve lo potrete bere tutto di un fiato, quando leggerete per la prima volta un suo romanzo non dovrete aspettare che ne scriva un altro. Francisco Gonzalez Ledesma li ha già scritti tutti e li ritroverete in libreria. La macchina del tempo mi riporta al giorno della sua morte: Barcellona, città incantata, 2 marzo 2015. E mi è dispiaciuto un sacco. Quando muore uno scrittore da cui ogni anno ti aspetti qualcosa, ti manca un pezzetto di vita. Ma state tranquilli, voi che lo ignoravate: Ledesma e il suo Mendez, vecchio poliziotto dagli occhi di serpente, riusciranno ancora a stupirvi. L’Italia conosce di Ledesma quasi soltanto la serie degli otto romanzi su Mendez. Tra i titoli, “Storia di un dio da marciapiede”, “Mistero di strada”, Cronaca sentimentale in rosso”. A questi si aggiunge, sempre tra quelli tradotti per noi, uno stupendo “Soldados”, un noir crudo come carne appena macellata che racconta il passaggio da Franco a una asfittica democrazia ancora venata di franchismo. Ma prima di Mendez, Ledesma, negli anni Cinquanta e Sessanta, era Silver Kane, misterioso autore di centinaia di western che andarono a ruba. E nello stesso periodo era Rosa Alcazar e Silvia Valdemar, inesistenti autrici di una serie paragonabile ad Harmony, oppure Taylor Mummy, thriller e suspence, ma anche Enrique Moriel, inventore di trame esoteriche. Ledesma, che faceva anche il giornalista, era una macchina da racconto che arrivò a una grandezza firmata con il suo vero nome soltanto quando alla sua porta bussò Mendez, vecchio poliziotto inviso ai suoi capi democratici quasi quanto lo era a quelli franchisti. Se cominciate a scoprirlo ora, non vi annoierete. I più grandi scrittori di noir hanno questo dono della coinvolgente serialità. Mendez non cambia: è quello che abita nel retrobottega di un bar e l’aria fresca gli fa male. E’ quello che tutti salutano con un “cazzo, Mendez!”: i colleghi poliziotti, gli informatori della Barcellona sporca che i turisti non vedono, le puttane allegre e quelle tristi che lui ama più delle donne perbene. Mendez trema per la sorte di un’assassina malata di cancro o di una bimba down che voleva soltanto un sorriso e che invece è diventata merce per pedofili e terroristi, e non per la sua carriera distrutta già un mucchio di anni fa, due o tre giorni dopo l’assunzione nella polizia di Franco, quando per dovere arrestava comunisti e anarchici e per piacere li discolpava in tribunale e poi andava in carcere a portargli i libri. Gli stessi libri che gli gonfiano le tasche insieme alla pistola fuori ordinanza dalla lunga canna che quando spara fa più baccano di un cannone. Mendez che in ogni libro ha una risorsa in più, come a esempio quando correndo (si fa per dire, visti l’alcol, l’età , le sigarette e i pranzi da pochi euro nei peggiori e più succulenti bar di Barcellona) per salvare una vita o acchiappare un farabutto davanti a un’architettura di Gaudi, trova il tempo di pensare che il cattolicissimo visionario imposto da una furba Barcellona è stato un po’ troppo deificato dai turisti creduloni. Magari in realtà li voleva prendere per il culo. In questa Barcellona al sangue. Magica, terribile e sensuale Barcellona, che è il suo vero personaggio, l’amante senza sesso, o con tutti i sessi che vuoi, capace di regalarti orgasmi a ogni suo angolo, che sia quello della cattedrale o quello del vicolo puzzolente dove l’umanità di Mendez va a pisciare quando esce dalla bettola. O dal casino.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design