Per me rimarranno tre cose indelebili: come si fa una tesi di laurea, un libello con insegnamenti ancora oggi utili e i due romanzi “il nome della rosa” e “il pendolo di Foucault”. Umberto Eco era un pezzo di bella Italia, di quell’Italia seria, pronta, allegra, impegnata politicamente, idealista ma non ideologica. Era anche una parte della sinistra ma non salottiera. Era un uomo sagace, molto attento ai giochi di parole, profondo conoscitore della semiotica, apprezzatissimo amante della letteratura francese e dei vecchi libri che raccattava, in lingua originale, tra le sponde della Senna. Per me Umberto Eco era la letteratura pura, la bellezza stilistica dello scrivere. Poi, alcuni romanzi non mi sono piaciuti (L’isola del giorno prima e Baudolino su tutti) ma i primi sono stati folgoranti anche per il mio modo di concepire il romanzo e la scrittura. Scrivo queste parole a caldo, senza nessuna voglia di costruire un monumento intorno a chi era monumentale da vivo. Le persone ci abbandonano, attraversano la strada della vita ma non spariscono. Sopratutto alcune, come Umberto Eco. Rileggetevi le pagine della biblioteca nel “nome della rosa” o la storia dei templari nel “pendolo di Foucault”. E’ da quelle parti che troverete la letteratura, la bellezza e il gusto dello scrivere. Ci saranno mille parole di persone alte, di persone che diranno “io l’ho conosciuto.” Le mie, molto più modeste dicono semplicemente: Umberto Eco l’ho conosciuto attraverso i suoi libri. E l’ho amato. Davvero. Come si ama la bellezza, un bel dipinto, un infinito panorama. Ho saccheggiato molto dal suo modo di narrare. Non credo di essere riuscito a restituire molto dei suoi insegnamenti. Però sono orgoglioso di aver letto tutto di lui. Anche le bustine di minerva dell’Espresso in anni andati. Sono cresciuto con le sue parole. E non me ne pento.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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