C’era della magia in chi tentava strane alchimie per riuscire a farsela dare da ragazze falsamente libertarie. Vincenzo, a suo modo, era un piccolo genio. Almeno così credevamo noi ragazzi intelletualoidi di sinistra, con lotta continua nelle tasche dell’eskimo innocente e con la voglia di provarci con donne femministe e gambe strette. Diciamo la verità: eravamo davvero un disastro. Ecco perché, ad un certo punto tentammo la carta Vincenzo. Lui era quello che noi chiamavamo “qualunquista del cazzo”, sempre vestito alla moda, sorridente, disponibile con tutti, fumava Kim (sigarette disprezzate dalla sinistra pseudorivoluzionaria) e ascoltava musica terribile. “Se volete scopare, dovete ascoltare i Kiss”, diceva Lorenzo a noi che, invece, eravamo fermi a Francesco Guccini e gli Intillimani. Ascoltammo i Kiss e Gloria Ganyor, Kc and sunshine band e ci innamorammo di “shake shake shake, shake your booty” e “your boogie man” due canzoni che secondo Vincenzo avrebbero funzionato. Il problema è che il materiale umano non era lo stesso. Le donne che frequentavamo, insomma, non corrispondevano allo stesso canone di quelle di Vincenzo e le nostre se ne fregavano altamente di Barry White e della sua voce roca. Eravamo all’impasse. Il metodo Vincenzo con noi aveva miseramente fallito. In passeggiata si continuava a parlare di gioia e di rivoluzione, di amore libero, di libertà e fantasia ma, alla fine, tutto era semplicemente fantasia e solitudine. Eravamo un gruppo di ragazzi sfigati. Poi, di colpo arrivò Teresa. Compagna come poche. Capelli lunghissimi e lisci. Occhi neri e dolci. Sguardo severo, gonne lunghe e maglione fatto a mano dalla mamma alternativa e di sinistra. Di Teresa ti dovevi innamorare per forza e io, da subito mi ci buttati “anima e core”. Cominciai a scrivere poesie esistenzialiste, comporre testi di canzoni intimiste e terribili. Arrossivo quando mi guardava e me la immaginavo nuda e impossibile. Ma non riuscivo ad andare oltre e non potevo proporle la musica dei Kiss. Poi, un giorno mi chiese di andare a casa sua, a studiare e ascoltare i dischi di Claudio Lolli. Certo, non eravamo molto sani, preferire “Piazza bella piazza” a “shake shake shake” non aiutava di certo gli incontri intimi, ma questo era il clima e questi eravamo: stronzi e inconsapevoli. Aveva una bella casa Teresa, come lei: bella e impossibile. Parlammo, leggemmo tre pagine di storia e cominciammo ad ascoltare musica nella sua camera dove campeggiava il poster di Gandhi. Poi, non so perché parti Claudio Lolli con “Anna di Francia” e quando arrivò il ritornello nel quale diceva “Non sarò per te un orologio, il lampadario che ti toglie il reggiseno, quando è tardi, è notte e tu sei stanca e la tua voglia come il tempo manca” lei mi guardò e disse: “Lo sai perché quelli di sinistra non scopano?” Brutta domanda alla quale, chiaramente, non sapevo cosa rispondere. “Perché non ascoltiamo i Kiss, come dice Vincenzo?” risposi e mi detti subito dell’imbecille. “No. Semplicemente perché le donne non le conoscete” “In che senso?” chiesi sempre più spaventato “Continuate a credere che dovete essere accondiscendenti, disponibili, dolci e non volete essere quelli che tolgono il reggiseno” “Il reggiseno?” “Si. E non avete capito che noi, a sinistra, il reggiseno manco lo portiamo. Vuoi verificare?” Continuo ad amare Anna di Francia e Claudio Lolli. Con me, almeno in un’occasione ha funzionato.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design