Forse qualcuno di voi ricorda un racconto di vita reale scritto da Ennio Flaiano e intitolato, credo, La Repubblica delle pere indivise. A me è capitato di leggerlo da poco perché un amico lo ha postato su un social. L’ho trovato un piccolo capolavoro.Il fatto avviene al Quirinale, durante una cena con alcuni giornalisti al tempo della presidenza di Luigi Einaudi. Lo scrittore è uno degli invitati e a muovere la sua penna è un episodio irrituale, dato il contesto.Al momento della frutta, Einaudi chiede ai commensali se qualcuno avesse avuto voglia di dividere con lui una pera, essendo per il Capo dello Stato “troppo grandi” quelle servite.Flaiano alza la mano e si offre volontario di spartire il frutto col presidente. A quel punto la soggettiva del narratore si sposta sul maggiordomo, cui spettava il compito di tagliare la pera. Il racconto indugia sulla sua malcelata indignazione, trovando evidentemente poco consona la divisione di un frutto in un’occasione ufficiale o, probabilmente, non avendo mai ricevuto simili richieste in ricevimenti di quel genere.Einaudi pare fosse molto parco per natura, i suoi successori non altrettanto. E infatti, secondo Flaiano, da quel momento in poi sarebbe iniziata la Repubblica delle pere indivise.Questa storiella dovrebbe rimandarci ad un tempo, inesorabilmente perduto, in cui anche le istituzioni tenevano fede al dovere della misura, del risparmio, della sobrietà, in cui non si vedevano leader politici ingozzarsi senza ritegno alle sagre della porchetta.In un certo senso, con quella pera divisa a metà rispettava certi impegni cui uno statista non dovrebbe mai venire meno.Altri valori precedevano il divorare tutto quanto sia possibile, senza lasciare nulla nel piatto e men che meno dividendolo con altri.Sono andato ad un evento culturale, lo stesso giorno in cui ho letto il racconto di Flaiano.Ad un certo punto ho iniziato a chiacchierare con un caro amico il cui padre, morto di recente, era per sobrietà e morigeratezza una specie di gemello di Einaudi.Era titolare di uno studio tecnico e fu uno dei primi, da professionista, ad occuparsi del boom edilizio seguito alla nascita della Costa Smeralda.Il figlio mi ha raccontato che una mattina di qualche anno fa si presentarono nello studio due fratelli e chiesero di parlare col geometra. Il quale, ricevuti i fratelli, inizialmente fece finta di riconoscerli, poi dovette ammettere di non sapere chi fossero.Quelli spiegarono di essere andati lì per pagare il debito, aspettandosi che il geometra afferrasse subito.Ma il geometra non capi.Per farla breve, i genitori dei due fratelli avevano incaricato il geometra di progettare la loro casa d’abitazione. Ma non avevano poi trovato le risorse per corrispondere quanto dovuto per le prestazioni dello studio tecnico, da cui peraltro nessun sollecito era stato indirizzato ai debitori.Il tutto è avvenuto circa mezzo secolo fa.Mancati i genitori, i due fratelli iniziarono una verifica della condizione patrimoniale della famiglia imbattendosi nel debito, mai onorato, del progetto della casa.Non trovarono alcuna ingiunzione e avrebbero potuto fare finta di nulla e passare oltre.Invece no, bussarono alla porta del geometra per mettere a posto le cose, forse per completare un’opera che padre e madre avevano lasciato incompiuta.Non so perché, ma la pera divisa di Einaudi e Flaiano mi è parsa subito appartenere alla stessa superiore umanità dei due fratelli, preoccupati di pagare un debito familiare di mezzo secolo prima.Non è questione di tempi, non c’è stato un prima in cui certe cose accadevano e un dopo in cui siano passate di moda: è un fatto di dignità.Del resto, se il maggiordomo del Quirinale non era riuscito a nascondere il proprio orrore per quella richiesta così insolita significa che prima di allora non ne aveva ricevuta una uguale.Non so bene nemmeno io cosa abbia voluto trasmettere con queste righe. Mi è sembrato di cogliere, in questi due fatti lontani nel tempo e nello scenario, la stessa consolante carezza di animi delicati.Uno preoccupato dallo spreco di un frutto nell’immensa residenza dei papi, gli altri fedeli al comandamento di onorare il padre e la madre.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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