La scoperta è di quelle sensazzzzionali, uno scoop di proporzioni vastissime che, come sempre accade per tutto ciò che è “Made in Sardinya”, non si sa come e perché ma non arriva alle grandi agenzie di informazione. Oppure vi arriva, ma non “buca”, non viene cioè preso in considerazione nemmeno quando la notizia è degna di una parziale se non totale revisione di quanto sinora asserito dagli storici e archeologi nelle versioni ufficiali, anzi, in quel caso si insabbia, si nasconde prima.
Ma lasciamo da parte le polemiche e le rivendicazioni, tanto non ci danno retta nemmeno i debitori da 10miliardi, figuriamoci i mass-media! Veniamo alla nostra importante scoperta, rinvenuta in un sito fino ad oggi sconosciuto, situato fra Maccia Guletta e la seconda curva a destra di Sas Linnas Siccas (direzione Sud). Sito del quale non daremo indicazione precisa per ovvie ragioni di sicurezza. Gli scavi appena cominciati però, già ci regalano reperti unici che documentano in modo certo e indiscutibile che i sardi antichi, quelli dell’età del bronzo ma forse anche prima, conoscevano anche altri metalli e fusioni insieme a spiccate ed innate doti artistiche sia manuali che culinarie.
Le padelle e pentole (una intera batteria da cucina) ritrovate, presentano infatti forme, dimensioni, colori ed effigi che rendono questi semplici utensili casalinghi dei veri e propri libri di Storia. Vi sono raffigurate infatti scene in costumi ancora da attribuirsi fedelmente, ma che già spingono alcuni degli esperti a sbilanciarsi con ipotesi del tipo “sono tutte Su-mere” contrastate da quelle più caute tipo: “forse che sono geroglifici?!”. Ma il nostro compito non è quello di verificare la fondatezza di certe ipotesi, quanto di occuparci dell’evidente.
E l’evidente, in questi reperti, è che si siano sinora trovate solo le pentole ma non i coperchi, da qui la domanda, la prima di una lunga serie: chi diavolo viveva in Sardegna a quel tempo? Già, perché solo una presenza demoniaca poteva concepire le pentole ma non i coperchi! Nemmeno uno, ma non sappiamo il perché, possiamo immaginare che venissero utilizzati come scudi in caso di attacchi? No, non sarebbe giusto nei confronti di chi spende anni di polvere e fatiche a scavare. Lasciamo che siano loro a dirci cosa si celi realmente dietro questa importante scoperta, che come si dice in sardo: “su’e’sa padedda l’ischit sa turudda!”
E’ bene comunque sapere che molte personalità e cariche della politica si sono proposte sin da subito per il lavaggio di detto stovigliame, magari documentandone i passaggi con foto e filmati ed aggiungendo alla scena i simboli moderni della “sardità”, che so, qualche bottiglia di Jchnusa e qualche altra di Mirto brianzolo rigorosamente offerti dall’agriturismo più vicino. Lo stesso Presidente Pigliaru Francesco, entusiasta del ritrovamento, si è detto favorevole alla prova col carbonio 14 sugli atti della sua Giunta, che paiono davvero roba della preistoria.
Noi continueremo a seguire, con molta attenzione, i fatti e gli scavi, chissà che qualche coperchio prima o poi non venga finalmente fuori. Ma grazie ad alcune carte ritrovate nello stesso scavo, possiamo già anticiparvi che quelle pentole venissero all’epoca vendute da un solo commerciante, venuto dal Nord, tale Silvius Predonis noto “BungaBunga”, che si era appositamente fatto costruire dei depositi (magazzini) di strana forma conica, con limitrofi dei pozzi dove reperire l’acqua per la pasta (in una delle pentole, ancora piena, sono stati ritrovati resti di Malloreddus e Culurgiones insieme a piccole tracce di “macarrones de errittu/o/busa”) mentre il sale lo offriva all’epoca un organizzatissimo mercante sardo, tale Bambus Maccioccus, che lo faceva giungere in tutta l’isola, Barbagie comprese, a dorso d’asino (“l’asino sale”, sostituito oggi dal più pratico e verosimile “l’asino vola”).
In attesa di nuove scoperte e scusandoci per eventuali refusi storico/archeologici che in mezzo a tutta questa confusione sulla Storia dei Sardi si è sedimentata per secoli, vi invitiamo a stare all’erta e seguirci in tutta questa vicenda dalla quale cercheremo di capire chi fu, al tempo, a rubarsi l’argenteria. Noi qualche sospetto l’avremmo, ma ci piace tenervi in suspence*…
(suspence* – termine preso da wikipedia ma la pagina è di “disambiguazione”)
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