Siamo talmente abituati a giudicare le vite degli altri senza conoscerle, da sentirci in diritto di insultare una mamma per le parole che ha pronunciato davanti alla bara del figlio e per i gesti che ha compiuto prima di quella morte. Siamo talmente abituati a giudicare le vite altrui – le parole non costano nulla – da considerarla un’assassina, da condannarla come responsabile per la fine di un ragazzino quindicenne sopraffatto dalla paura e dal senso di colpa. Non sappiamo nulla di quella famiglia, del piccolo dramma di quei genitori, probabilmente avremmo difficoltà a localizzare Lavagna in una cartina geografica. Però abbiamo capito tutto, senza sapere nulla. E abbiamo emesso la nostra inappellabile condanna. In molti avrebbero preferito il silenzio della mamma, hanno giudicato improvvidi gesti e parole di quella donna. Non si sono minimamente chiesti quanto dolore e vergogna possano esserci in un genitore costretto a chiedere l’aiuto di altri, non riuscendo a risolvere da sé i propri problemi col figlio. Accettiamo senza difficoltà che gli insegnanti possano chiamare la Guardia di Finanza in una scuola per scovare la droga che circola tra i banchi, ma non accettiamo che a farlo possa essere una madre. La madre deve difendere, proteggere. Ma come si difende un figlio che non conosciamo? Col silenzio? Io non lo so e non mi permetto di giudicare, mi permetto però di dubitarne. Il problema non erano quei dieci grammi di fumo, probabilmente era tutto quel che c’era attorno alla vita di quel ragazzo. Ma questo noi non possiamo saperlo. Le parole non costano nulla, l’ho già detto. Vorremmo tappare la bocca ad una mamma, non siamo capaci di tappare la nostra. Tanto una condanna non si nega a nessuno.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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