È un po’ che non scrivo di femmine e di violenza. Prima lo facevo più spesso. Poi, un po’ la scivolosità dell’argomento, un po’ il rischio altissimo di dire banalità, mi hanno convinto a desistere. Non che manchino le occasioni, anzi. Da Greta e Vanessa alla malattia della Bonino, da Samantha Cristoforetti a qualche omicidio fatto in casa, in questi mesi la rete e i media hanno riportato a galla, come nei migliori depuratori Imhoff, il peggio del paese quanto a ignoranza, lerciume linguistico e squilibri sessuali mal gestiti. Tutta legna per decine di articoli, a saperlo fare e ad averne voglia. Io non ne avevo voglia e probabilmente neanche lo so fare. Oggi però la voglia mi è tornata.
Avete presente Elena Santarelli? Una gran figa, indubbiamente. Una diventata famosa grazie a Lele Mora, famoso buco nero della galassia Mediaset. Una che a un certo punto non ho più visto circolare, pensandola ormai rottamata, visti gli standard richiesti nel suo ambiente. Oggi ho trovato, su Tiscali, l’anteprima di un articolo su di lei. Accanto al titolo “Grassa, sfatta, cellulitica. Che succede a Elena Santarelli?”, compaiono tre foto in sequenza. Sembrerebbe un tipico caso di “prima e dopo la cura”. La terza foto la ritrae durante una sfilata. Figa stratosferica, come dicevo. Nella prima foto si vede una donna in bikini al mare. Una donna giovane, con un bellissimo viso, pancia, cosce e culo abbondanti, che entra in mare per un bagno. Una donna normale. Una come milioni. Una donna di quelle che si alzano, preparano i figli (se ne hanno), sistemano due cose, vanno al lavoro (se lavorano), hanno un compagno, zero o più di uno, trombano, godono, piangono, ridono, leggono, studiano, mangiano, bevono, si grattano, vivono. Il titolista, per definire quella donna ha usato le parole: Grassa, sfatta, cellulitica. E io, leggendole, volevo dirgli: o titolista, scusa, ma tu chi sei? Ma chi ti paga per buttare merda sulla gente come se niente fosse? E perché? Poi ho approfondito e ho visto che la storia era più complicata, ma sempre squallida. La Santarelli ha denunciato una truffa pubblicitaria che usava una sua foto vera (la seconda della sequenza) e un fotomontaggio per reclamizzare un prodotto dimagrante. Il “prima e dopo la cura” di cui vi dicevo. La donna della prima foto non sarebbe la Santarelli ma una donna, appunto, normale. Trattata dal titolista come una bestia da macello. La presunta vittima della campagna, la Santarelli, si è affrettata a scoraggiare le donne dall’usare prodotti tarocco, raccomandando il consulto di medici e dietologi per perdere peso.
La vera vittima è la donna senza volto, quella donna normale che chissà come si chiama e che, grassa o no, sicuramente tromba, ride, beve, studia ecc. Due volte vittima, di lei hanno cancellato il viso e usato il corpo per far sembrare la Santarelli ingrassata. Poi quella carne l’hanno insultata, per vendere il prodotto capace di farla uscire dalla sua adiposa normalità ma anche l’articolo che ne parla. A rafforzare quel non so che di mercato delle vacche, una volta che si entra nell’articolo, compaiono i banner pubblicitari dei prodotti più disparati, dalle macchine ai gel dimagranti, a dimostrare ancora che lo scopo è uno. Vendere.
Ecco, io credo che di informazione così tossica dobbiamo fare a meno, replicando con informazione uguale e contraria. Per denunciare la banalità violenta delle parole e le relazioni malate tra parole e immagini.
E anche per quella somiglianza tra la rete che siamo e un tritacarne. Perché non ci pensiamo, ma finirci dentro con la nostra normalissima storia è veramente un attimo.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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