Ci sono, in fondo, molte cose da salvare. L’elenco è variegato, variopinto, diverso per ognuno di noi. Una canzone che amo moltissimo ne elenca alcune. Mi sembrava carino provare a fare un elenco personale giocando anche con le cose da salvare pensate da Luca Barbarossa. Tra le mie cose da salvare, sicuramente i quadri di Picasso, di Van Gogh e di Mirò. Salverei anche la Pietà e il David di Michelangelo. Tra i libri confermo cent’anni di solitudine, il vecchio e il mare e aggiungo Sciopero di Amado, il sogno di una cosa di Pasolini, il compagno di Pavese e il Pendolo di Foucault di Umberto Eco. Certamente salvo la voce di Nat King Cole (meno quella di Sinatra) quella di Bob Dylan e molte cose di John Coltrane. Certo, i pugni di Cassius Clay e anche Benvenuti, i goal di Pelè, di Gigi Riva, Maradona, Platini e Italia Germania 4-3. Salvo Gramsci e Berlinguer, l’armonica di Blowin’in the wind, il sogno di Martin Luter King, il sorriso di Che Guevara, il rigore mancato di Roberto Baggio nella finale USA 94 non per farmi del male ma per ricordarmi che la normalità esiste. Salvo anche io il mio vecchio mangiadischi, una valigia di parole nuove e molti pezzi di libertà. Tra i film salverei la dolce vita, Amici miei, Fantozzi e Pulp fiction; Ecce Bombo e Bianca, ma anche quasi tutto di Alberto Sordi. Tra i cartoni Paperino e Braccobaldo, Beep Beep e Will Coyote, Tex Willer e Dylan Dog. Vorrei salvare tutto Eduardo De Filippo e il grande Totò. La mia vecchia Graziella, il Garelli che non ho mai avuto, la nutella, un solo disco di Caludio Lolli, quasi tutto di De Gregori. Salverei Giovanni mio cugino ed il bianchino acquistato al concerto dei Deep Purple; gli occhi e i sorrisi e i seni acerbi e i pensieri e le cantine buie dove noi. Salverei, infine, quella strana voglia di ricordare che ci fa dimenticare troppe cose. Ecco, alla fine salverei tutto pur di poter continuare questo bellissimo gioco. E voi?
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Il viale dell’Asinara. (di Giampaolo Cassitta)
Don Puglisi e la mafia. (di Giampaolo Cassitta)
Temo le balle più dei cannoni (di Cosimo Filigheddu)
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Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
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Morto per un infarto Gianni Olandi, storico corrispondente da Alghero della Nuova Sardegna (di Gibi Puggioni)
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