Nella musica che gira intorno alla mia vita ho una canzone speciale che di tanto in tanto mi martella tra i ricordi ed i rimpianti. Questa canzone è “Luci a San Siro” di Roberto Vecchioni. Una storia triste, fatta di ricordi e di tempi passati. Il problema, però, è che io Luci a San Siro l’ho amata da quando avevo 18 anni dove non c’era proprio nulla da ricordare. O, perlomeno, qualcosa c’era e quella cosa si chiamava Patriza, della provincia di Treviso che aveva un padre democristiano che strizzava l’occhio ad Almirante, una madre solitaria ed un fratello rompiballe. Ecco, Patrizia è stato uno dei miei primi baci. Luci a San Siro c’entra molto poco, almeno nella prima parte dove la colonna sonora era rappresentata da Francesco De Gregori e da una canzone praticamente impossibile da comprendere “A Lupo”. Patrizia amava il ritornello “A Lupo, anima pura, perché non giuri più, sulla tua bambina?” E poi arrivò la storia di Milano, perché lei, in vacanza ad Alghero, doveva rientrare a casa ma si sarebbe fermata per qualche giorno a Milano, a casa di una sua amica. Quell’amica viveva vicino a San Siro. Ed ecco che nacque l’amore per quella canzone, per quelle luci a San Siro che immaginavo lucenti e immense, vicino allo stadio dove avevano giocato i miei grandi eroi dell’infanzia e dell’adolescenza: Sandro Mazzola, Suarez, Facchetti, Burnich. Patrizia non conosceva neppure un giocatore dell’Inter o del Milan. Non conosceva nessun giocatore ma aveva occhi forti e sorriso tutto da ricordare. Ho riascoltato in questi giorni la primissima versione di Luci a San Siro, quella con il prologo “hanno ragione, hanno ragione”. Ho rivisto gli occhi ed il sorriso di Patrizia, Mazzola, Corso e Facchetti, le luci di San Siro che non si accendono più. Mi è venuto un po’ il magone, lo ammetto, ma io quella canzone la modifico e continuo a modificarla cambiando Milano con Alghero. Questa la mia versione:
Alghero mia portami via, fa tanto caldo, ho schifo e non ne posso più, facciamo un cambio prenditi pure quel po’ di soldi quel po’ di celebrità ma dammi indietro la mia cinquecento, i miei vent’anni e la Patrizia che tu sai Alghero scusa stavo scherzando, luci in passeggiata non ne accenderanno più.
Mi rendo conto, solo adesso, di avere troppe rughe per continuare a giocare con certe cose. Però lo faccio e non mi chiedo più il perché.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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