Il 4 agosto del 1989, in una casa di Parma, il 26 enne Ferdinando Carretta uccide il padre Giuseppe, la madre Marta, il fratello Nicola, poi ripulisce l’appartamento di via Rimini, carica in auto in cadaveri e li getta in una discarica. Si mette alla guida del camper del padre e lo abbandona in un parcheggio di Milano, per far credere ad una fuga improvvisa dell’intera famiglia, cosicché si insinua l’indiscrezione che Giuseppe Carretta possa essere scappato alle Barbados con il denaro rubato alla ditta per la quale lavorava. Ferdinando invece fugge a Londra dove, nove anni dopo, verrà individuato per puro caso, dopo essere incappato in una multa per divieto di sosta. Nel 1998 confessa in diretta televisiva il massacro e viene in seguito condannato, eppure vende l’appartamento di Parma dove aveva cancellato la famiglia, eppure nel 2008 ottiene l’eredità e compra una nuova casa a Forlì, dove oggi vive in stato di semilibertà.
il 17 aprile del 1991, a Montecchia di Crosara, piccolo centro del veronese, il ventenne Pietro Maso, con un passato da chierichetto, uccide i genitori Antonio e Rosa Tessari, attendendoli a casa al loro rientro da un incontro tra fedeli della diocesi. Maso compie il delitto in collaborazione con tre amici, dopo aver tentato inutilmente di assassinare il padre e la madre in due precedenti occasioni. Scopo del delitto, incassare l’eredità per poter proseguire nel dispendioso stile di vita sposato da Pietro Maso e dalla sua compagnia. Maso, terzogenito di Antonio e Rosa, confessa un giorno dopo, il 19 aprile. Viene condannato nel 1992 a trent’anni, dopo avere per mesi preteso la sua parte di eredità. Nel 2015 ha ottenuto la libertà, senza avere mai mostrato segni manifesti di pentimento per il suo gesto.
Il 30 gennaio del 2002, a Montroz, frazione di Cogne, in Valle D’Aosta, un bambino di tre anni muore massacrato dai colpi inferti con un oggetto rimasto misterioso. Si chiamava Samuele Lorenzi. Nel novembre del 2008, la madre Annamaria Franzoni, all’epoca dei fatti 31 enne, viene definitivamente condannata a 16 anni dalla Corte di Cassazione, dopo avere ripetutamente negato le sue responsabilità e aver cercato di orientare i sospetti su due vicini di casa, totalmente estranei al delitto.
Cos’hanno in comune questi tre sanguinosi fatti di cronaca? La famiglia tradizionale, normale. Le famiglie Carretta, Maso e Lorenzi erano tre famiglie apparentemente normali. Padri lavoratori, madri religiose, figli cui non mancava nulla. Poi finisce che i figli uccidono i genitori e i fratelli, oppure le madri uccidono i figli. Succedono questi orrori anche nella famiglia normale, il modello evocato nel Family Day. Le vere unioni umane nascono solo per amore, nelle sue più diverse declinazioni. Per amore uomini e donne continueranno a stare assieme, uomini e uomini e donne e donne continueranno a stare assieme. Nessuna manifestazione di piazza lo potrà impedire, nessun Giovanardi potrà fermare un bacio. Ancora oggi c’è chi crede di poter piegare l’amore al proprio senso di normalità, forse per sentirsi rassicurato, nell’illusione di avere tutto sotto controllo. È la paura del diverso, è una banalità del male anche questa.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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