di Fiorenzo Caterini
In questi ultimi giorni, subito dopo lo sbarco della nave tedesca che aveva salvato 900 migranti da un naufragio sicuro, e portati a Cagliari, lo sconforto si è impadronito di me, a causa dell’ondata di reazioni razziste e ignoranti che ha investito il web, contro quella povera gente in difficoltà.
Che fine ha fatto la tradizionale ospitalità sarda? Si chiedevano in molti.
Ma è mai esistita poi questa ospitalità?
I dubbi e la colpa si impadronivano di noi.
Ora, che l’immigrazione sia un problema serio, non ci piove. Un problema irrisolvibile certamente con la sporca e miserabile speculazione politica di cui, purtroppo, si sta rendendo protagonista un ex Presidente della Regione Sardegna.
L’immigrazione è un problema serio che ha radici lontane, nella storia del colonialismo e nell’attuale sfruttamento che l’occidente in particolare, con le sue emanazioni, dalle multinazionali agli organismi finanziari internazionali, produce in quei luoghi.
Per non parlare delle guerre, quasi sempre, anzi senza quasi, provocate per gli interessi dei paesi più ricchi.
Il problema tuttavia esiste e occorre trovare una soluzione, non ha senso considerare questa una immigrazione controllata, questo è un delirio di disperazione.
Il problema è serio, ma quando ci si trova di fronte ad una emergenza, si agisce a basta.
Prima si ferma l’emorragia, poi si cura la ferita.
Tuttavia, questa ondata di razzismo sardo, è partecipe di un più generale contesto culturale nazionale. Forse che tutta la nostra voglia di indipendenza politica o, preferibilmente, culturale, non riesce a rendersi autonoma da questo clima, e non va oltre lo scimmiottare i rozzi e stolti leghisti padani?
La feccia razzista da tastiera rappresenta un elemento disgregante della solidarietà sociale, purtroppo, occorre dire, incentivata da questi politici a caccia di voti e, fatto ben più grave, da qualche network a caccia di audience.
Questo razzismo, incentivato dalla spregiudicata politica italiana degli ultimi 20 anni, ha voluto comunicare alla pancia della gente, eludendo la ragione, per ottenere due risultati: spostare l’attenzione dalle responsabilità della classe dirigente agli ultimi, agli immigrati e le minoranze etniche e, nello stesso tempo, catturare gli istinti più bassi del popolo meno accorto per ottenere consenso elettorale.
Una strategia politica che sta portando l’Italia alla devastazione culturale e alla disgregazione sociale.
Nel frattempo, mentre alcuni di noi, qui, sul mondo virtuale, ci piangevamo un po’ addosso sottolineando e condividendo le sparate della feccia in preoccupante ascesa, molti altri, ho visto, lanciavano appelli sullo stesso web per raccogliere asciugamani, coperte, saponette, medicine, cibo, quaderni e colori per i bambini.
In molti centri della Sardegna partiva una gara di solidarietà con la popolazione impegnata ad alleviare le sofferenze di queste persone. In un mondo dove la solidarietà è sempre più solo una parola, c’è chi ha compreso che le istituzioni, anche quando sono animate dalla migliore buona volontà, davanti a disastri come questi, non possono fare miracoli.
Olio di gomito, che a criticare ci son buoni tutti.
Io credo che quelle persone sfortunate, del loro soggiorno in Sardegna, ricorderanno le facce buone di quelle persone che, in questo momento, non gli hanno fatto mancare la loro vicinanza.
Noi, invece, ricorderemo le frasi torve e disgustose della feccia.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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