Noi lo sapevamo. Lo abbiamo sempre saputo. Che i fascisti e i loro ideali non servivano alla conciliazione, non erano utili per il vivere comune, non erano senza violenza. Noi lo sapevamo. Lo abbiamo sempre saputo. Che i fascisti costruiscono slogan solo per dimostrare di essere i migliori ma, alla fine, sono piccoli vigliacchi frustrati che non sanno stare al mondo, non sanno cosa sia il rispetto e la lealtà. I due ragazzi, fascisti, esponenti di casa Pound, che su Instagram, dopo le morti di Pamela Mastropietro e Desirée Mariottini, avevano postato il manifesto con la frase ad effetto sulle donne: “difendila, potrebbe essere tua madre, tua moglie, tua sorella, tua figlia”, hanno ben pensato di violentare una donna di 34 anni (questa l’accusa) che poteva essere benissimo la loro sorella, ma anche la loro moglie. Noi lo sapevamo. Lo abbiamo sempre saputo che dalla violenza non nasce inclusione e non si creano le ragioni del vivere comune. I due ragazzi, oggi accusati di stupro, avevano precedentemente picchiato un ragazzo reo di aver pubblicato un post ironico su facebook sull’attività di casa Pound. Il ragazzo era ritornato a casa con il setto nasale rotto e preso a cinghiate dai due ragazzotti. Adesso questi due campioni si trovano in carcere, accusati di stupro con una prova regina: nei loro cellulari spuntano le sequenze dello stupro e il racconto della donna trova per fortuna riscontro, si scopre la verità che i due camerati volevano nascondere: “Tanto a te non ti crede nessuno” le avevano detto, come atto di grande considerazione nei confronti della donna che poteva essere la loro madre, moglie, sorella, figlia. Noi lo sapevamo. Lo abbiamo sempre saputo che la cultura ha un valore imprescindibile, che le parole e i gesti hanno un peso specifico e chi si vanta e ride con gli amici di “essersi appena fatti una milf” non ha argomenti per potersi sedere nel tavolo della coesione. Noi lo sapevamo. Lo abbiamo sempre saputo che ci sono quelli che raccontano favole, che fanno finta di occuparsi degli altri, che sono intrisi di retorica stupida e inutile. Non veniteci a dire, adesso, che è solo un caso isolato, che sono gli africani a stuprare le nostre donne, che sono gli albanesi a rubare nelle nostre ville e che vuoi che sia se due ragazzi palestrati si divertano con una milf, non era mica una ragazzina e lo sapeva che andando con due uomini dallo sguardo virile qualcosa le doveva pur accadere. Lo abbiamo sempre saputo che nella violenza fascista non c’è spazio per la democrazia, per il rispetto, per la condivisione di obiettivi comuni. Noi lo sapevamo. Dire “prima gli italiani” non ha nessun senso. Proviamo a dire “prima le persone”: i loro diritti, la loro dignità, il rispetto per tutti. Noi lo sapevamo. Lo abbiamo sempre saputo. E’ la cultura che fa evolvere un popolo e non quattro frasi buttate nel vortice dei social. Ho incontrato decine e decine di detenuti che hanno affermato di aver amato la propria donna. Dopo averla ferocemente ammazzata. Non bastano i post con i cuoricini e non bastano le intenzioni di ragazzi che hanno nel loro “background” solo violenza e disprezzo per chi non la pensa come loro e vedono la donna come oggetto da utilizzare. Fosse la loro madre, moglie, sorella, figlia. Poi, schifosamente danno la colpa agli altri. Noi l’abbiamo sempre saputo ed è per questo che negli anni abbiamo lottato affinché quei germi non potessero essere trapiantati in una società basata sul confronto democratico. Abbiamo affermato, con forza, che il rispetto per gli altri non parte da false dichiarazioni d’amore ma parte dalla cultura, dal sapere. Chi conosce la storia ne capta gli errori e il suo giudizio critico serve per far crescere un popolo. Noi lo sapevamo. L’abbiamo sempre saputo. Non dobbiamo dimenticare. Non serve la castrazione fisica per i due ragazzi (peraltro, nonostante le prove schiaccianti, sono ancora imputati) serve la castrazione culturale, serve mettere in evidenza questa grande contraddizione, serve dire che il 25 aprile era importante, che le lotte per la libertà sono importanti, che le lotte contro il fascismo – inteso come ideologia superata e violenta – sono necessarie, che il diritto per la dignità delle donne, dei bambini, degli extracomunitari, di chiunque è vitale. Preoccupiamoci dell’uomo, anziché occuparcene solo quando certi fatti accadono. Preoccupiamoci della sua esistenza, del suo dover vivere con gli altri, delle sue esigenze reali, della sua voglia di lottare e migliorare, della sua voglia di resistere alle sopraffazioni, alla vigliaccheria e alla violenza. Preoccupiamoci dell’uomo in senso universale e solo allora, quando metteremo al centro l’essere umano, saremo in grado di costruire qualcosa per il futuro. Noi lo sapevamo. Lo abbiamo sempre saputo. Ma, probabilmente, non è bastato.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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