Per trovare qualche notizia delle case di Berlusconi bisogna cercare con cura. Eppure fino poco tempo fa erano puntualmente richiamate nei titoli di molte notizie, quotidianamente; e si è formata così, negli anni, una speciale iconografia (quel cancello della villa di Arcore in mille inquadrature televisive, gli scorci della casa nel mare di Gallura rubati da fotografi intraprendenti, la ressa davanti alla casa romana).
Per spiegare il disgraziato ventennio, gli storici non potranno eluderlo l’intreccio voluminoso tra pubblico e privato sconfinato nell’intimo – specie al riparo di quelle mura – , una cronaca alla quale il pubblico si è assuefatto (come ai reality pure nella versione hard).
Un misto di indignazione (recente) e di naturale curiosità per quel mondo. Per cui sono molto cresciuti di numero i lettori di intercettazioni, di quelle pagine dense di trascrizioni: non solo indispensabili allegati nei processi, ma una prosa con una sua cifra stilistica (la cronaca è letteratura compressa, diceva Oscar Wilde).
E’ ormai chiaro che molti aspetti della vicenda politica di questi anni, protagonista Berlusconi, sono spiegabili solo per via di un retroterra di comportamenti emersi grazie a qualche giornalista bravo o fortunato, o per accertamenti di fatti in qualche sentenza. Solo briciole di verità imbarazzanti nonostante il cimento di molti investigatori.
Perché nella saga di Berlusconi c’è stato un filtro potente, una regia in servizio permanente con il compito di escludere il caso, per quanto possibile (o pronta a volgerlo a vantaggio), riprese televisive compiacenti la vanità del leader, notizie sempre pronte per depistare, confondere le idee, ritrattare.
In questo quadro le case di Berlusconi sono state un capitolo speciale della sua avventura. Hanno contribuito al suo successo e alle sue disgrazie e non potranno essere estromesse dal resoconto di questi decenni. Ripari sicuri (fino a un certo punto) e insieme strumenti di una abilissima campagna propagandistica.
Location dello spettacolo che il regista ha scelto volta per volta di allestire (la libreria nello sfondo per i momenti solenni). Scenari funzionali a un disegno politico, quindi.
Come mai era accaduto nella storia della Repubblica, e com’era, piuttosto, nelle monarchie, quando la reggia assicurava i fondali per le movenze simboliche del sovrano.
Gli organi di informazione hanno continuamente titolato di incontri a Palazzo Grazioli (tutto maiuscolo). E così quella casa privata è divenuta per molti una sede istituzionale (guarda tu cosa accade se un uomo molto ricco va al potere). Talmente munita da renderla indispensabile, e sconsigliabile ogni attività lontano da quel luogo rassicurante. Tant’è che il giorno drammatico della decadenza (ricordate?) i sostenitori berlusconiani sono stati radunati nella strada lì davanti.
Nessuno ha mai fantasticato sulle case dei leader della Prima e/o della SecondaRepubblica, che so, sull’ appartamento di Prodi a Bologna. E neppure Mussolini, in quell’altro ventennio, ha mai esibito una sua casa nella capitale, dov’era ospite dei Torlonia, e vedeva Claretta a Palazzo Venezia.
Dopo il 1994 sono scivolati in secondo – terzo piano i palazzi storici del governo, architetture di rango come Palazzo Chigi ( “la prua d’Italia”, secondo il duce) ridotte alla stregua di succursali della casa romana dell’ex presidente del Consiglio o addirittura della sua casa al mare in Sardegna.
Per questo gli storici non potranno trascurarle. Le tre case più note e in tre luoghi distanti, tutte insieme hanno costituito un corpus unitario, un macchina scenica indivisibile nonostante le distanze.
La villa di Arcore congeniale all’immagine dell’imprenditore di successo, il palazzo nella capitale ( in affitto:25milioni all’anno – pare) per l’attività politica, la casa nel mare di Sardegna destinata alla vacanza utile.
Due splendide residenze aristocratiche, impianto seicentesco, interni troppo agghindati nelle foto ufficiali; mentre la casa di Olbia, già di Flavio Carboni, rispecchia il sogno della villeggiatura dell’italiano straricco. Stile “Costa Crociere”, attrezzata per gli show estivi con gli effetti speciali noti (finto nuraghe, vulcano telecomandato, anfiteatro con luci psichedeliche, ecc.), resterà nella memoria per gli illustri ospiti stranieri trascinati in quella surreale baraonda, al diavolo l’aplomb istituzionale. E per le trasferte delle “olgettine”.
In questo set di edifici la irresponsabile corte berlusconiana ha assecondato tutti i comportamenti del leader nelle vesti improbabili dello statista con le incontenibili derive dal pop al trash. Quando la sua indole politica si è rivelata senza remore.
E ognuno di questi luoghi e tutti insieme hanno consentito lo svolgimento di attività diverse in un mix simultaneo (incontri di affari e streaptease, riunioni di partito e cene eleganti). Il modello è l’abitare del sovrano per il quale ogni occasione – un’udienza solenne come un ballo in maschera – era buona per decidere.
Chi avrà voglia potrà approfondire come questa bislacca deriva è stata percepita. Caso anomalo per gli studiosi che si sono interrogati a lungo sul potere e sui simboli grazie ai quali l’ autorità politica viene riconosciuta.
Ora forse è già cominciata un’altra storia, almeno affrancata da comportamenti propri di antichi regimi, estranei alle forme e alla sostanza della democrazia.
Le domande sul futuro di Berlusconi in declino sottintendono pure il (trascurabile) destino delle sue case, con quel surplus di significati che forse impedirà un loro completo ritorno nella normalità della dimensione privata.
E comunque vadano le cose per il vecchio leader, è facile immaginare che per i suoi sostenitori conserveranno la capacità di evocare i fasti del passato, nonostante il senso di malinconia che mettono i luoghi dove i leader concludono la loro carriera. Berlusconi commerciante lo capirà – lo ha già capito – e troverà il modo di fare salire le quotazioni degli immobili (ad esempio con gli annunci di vendite imminenti, ogni estate, di villa Certosa).
A tutti noi basterà che i palazzi delle istituzioni tornino ad assumere appieno il loro ruolo.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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