Sono vissuto sognando le capigliette e i papassini. Dalla pasta di mandorle alla glassa e ai decori finissimi che faceva mia nonna. Ho sempre pensato che per costruire un dolce ci vuole arte, passione e infinita dolcezza. Anche a mettere i diavoletti sui papassini ci vuole bravura e quello mia nonna me lo faceva fare. Quando montava la cappa e la cospargeva sul papassino. Quella neve densa che camminava sulla pasta tra le mandorle e lo zucchero. Mi portavo anche i papassini a scuola. Per invitarli alla ragazze. Soprattutto a Maria Francesca. Che aveva un bel sorriso e occhi che sapevano guardare il mio orizzonte. Però, un giorno le dissi che quei cuoricini sulla cappa li avevo disegnati io. Ed erano per lei. Maria Francesca abbassò lo sguardo e disse: “Mi che sono cose da donne queste”. Continuai ad incuriosirmi e a sbirciare in cucina, provando a capire come, in realtà, si lavorava la pasta per i dolci: per le capigliette i i papassini. Niente. Nonna, al massimo, mi faceva mettere il dito nella cappa e manovrare con i diavoletti d’argento, usati, soprattutto, per le capigliette o per i papassini da regalare al prete e al dottore. Che non si sa mai, diceva nonna. Bisogna tenersi buoni quelli che ci fanno vivere qui e quelli che ci promettono di stare bene dopo. Sono andato a studiare a Oristano, ma a Nurachi ci tornavo tutti i giorni perché è il mio paese e perché ci avevo la pivella. Una storia semplice. Che è continuata fino ad oggi. Forse ci sposiamo. Anzi, se trovo un lavoro ci sposiamo di sicuro. Ed è così che è nata questa storia che mi ha fatto litigare con Mariangela, la mia fidanzata, con mia mamma, mia zia Ilde e Francolino, il mio amico del cuore. Avevo visto il manifesto, con quel disegno che mi ricordava mia nonna, anche se lei era sempre vestita di nero, ma aveva i capelli ondulati e sempre in ordine; nel manifesto quelle donne utilizzavano gli strumenti per impastare e mi son detto: questo è il mio momento. Vado ad imparare a fare le capigliette, i ravioli di latte e le formagelle di ricotta. “E a cosa ti serve?” aveva chiesto subito Mariangela senza neppure guardarmi perchè watsappava con la sua amica di Sassari. “Per il matrimonio”, ho risposto “preparo i dolci per il nostro matrimonio, con la M e la N unite insieme: Mariangela e Nanneddu”. “Tu sei tutto scimpro” aveva risposto ponendo per un attimo il cellulare. “Ma a lo sai che figura ci faccio io nel paese se il mio pivello va a fare cose di donna?” “E chi lo dice che sono cose di donna?” avevo subito ribattuto “e se le fossero, perché non ti iscrivi tu, allora?” Aveva girato le spalle e mi aveva lasciato così, in piazza, davanti al cartello. C’era solo un problema: il corso di educazione domestica era dedicato solo alle donne. Decisi di mandare una mail all’associazione che aveva organizzato il corso. “Spettabile associazione, sono Giovanni P., per tutti sono Nanneddu e per mia mamma Nanneddu meu. Ho notato che l’organizzione del vostro corso è riservata solo ad appartenenti al sesso femminile. Mi rammarico molto per questa discriminazione nei confronti del genere maschile. Io, fin da piccolo nutro una passione: imparare ad impastare i dolci, capirne le dosi. Forse il prossimo anno mi sposo e volevo preparare le capigliette e le formagelle di ricotta per il mio matrimonio. Proprio per economizzare e perché le cose fatte in casa sono, come dite voi, anche le più buone. Attendo una vostra risposta posto che nelle scuole alberghiere, dove si insegna l’arte della cucina, non ci sono questo tipo di discriminazioni che ritengo, nel 2015 ampiamente superate. Distinti saluti Nanneddu.” Non mi hanno ancora risposto. E il corso comincia il 18 agosto. Aspettiamo.
Nanneddu Meu, su mundu er gai, a sicut erat non torrat mai
Giampaolo Cassitta
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design