Febbraio è il mese di carnevale e in Italia anche del Festival di Sanremo. Capisco l’overdose di questi giorni ma in questa macchina del tempo ci sono due date importanti da raccontare per capire l’Italia e per provare a comprendere il Festival e se davvero è, come dicono in molti, lo specchio del paese. Cosa è accaduto negli anni cruciali del 1968 e del 1977 a Sanremo? Ho scelto questi due anni come periodo simbolo di avvenimenti densi e complessi che hanno attraversato il nostro paese e non solo: il 68, come rivoluzione di una generazioni alla ricerca di nuovi spazi e diversi diritti e il 1977, l’anno duro, violento, degli scontri in piazza, delle brigate rosse, forse l’inizio della lunga notte della nostra repubblica. E allora? Nel 1968 il festival lo presentava Pippo Baudo con Luisa Rivelli, attrice dei tempi andati, ha lavorato con Michelangelo Antonioni nella signora delle camelie, poi sempre piccole parti in moltissimi b-movie e molto teatro. A vincere, quell’anno, furono Sergio Endrigo e Roberto Carlos (quando si cantava in coppia con un cantante straniero) con “canzone per te” (“la festa appena cominciata è già finita”). Se da una parte le piazze del 1968 erano alla ricerca di nuove possibilità, Sanremo restituiva una canzone dolce, triste: un vero elogio alla solitudine e all’intimità più vera (“per questo canto e canto te”). Visto con gli occhi di oggi sembra quasi blasfemo l’accostamento, eppure quel Sanremo del 1968 era lo specchio di quei tempi e risultava molto innovativo. Non era scontato per Sergio Endrigo vincere quel festival che vedeva tra i concorrenti anche il grandissimo Louis Armstrong insieme a Lara St.Paul con la canzone “mi va di cambiare”, un titolo in pieno stile 68. Furono loro i veri rivoluzionari di un festival che vide il debutto di un giovane poco incline alle idee “rivoluzionarie” del 1968: quel ragazzotto di provincia che per la prima volta si esibiva sul palco della città dei fiori si chiamava Al Bano Carrisi.
Il 1977 è un anno intriso di cambiamenti. Siamo in piena crisi di ideali, c’è il blocco DC-PCI che prova a superare il terrorismo imposto dai NAR e dalle Brigate Rosse. Il futuro è molto nebuloso e anche Sanremo non se la passa molto bene. Per quella edizione, presentata da Mike Bongiorno e Maria Giovanna Elmi, si presenteranno solo 12 cantanti e a vincere un complesso musicale che in futuro non avrà nulla da dire: sono gli Homo Sapiens con la canzone “Bella da morire”. Un titolo che sembra riflettere il clima di quel periodo. E’ obiettivamente un brutto Sanremo, un festival quasi snobbato dai vari big e vede il debutto dei sardi Collage (arriveranno secondi, con “tu mi rubi l’anima”), ci saranno i Matia Bazar e il giardino dei semplici (con Miele) ma anche illustri Carneadi dei quali nessuno ne sentirà più parlare: Santino Rocchetti, Leono Morelli, la strana società. Arrivava penultima, in quel festival, tale Donatella Rettore con la canzone Oh Carmela. Fuori, il veleno terrorista impazzava e in Sardegna avvenivano diversi sequestri di persona. Anno da dimenticare, Sanremo compreso.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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