Ieri il governatore della Bce, ai lavori del Fondo Monetario Internazionale, ha declamato il quasi-decennale mantra: “Vediamo l’inizio della ripresa, QE fino a settembre 2016, ma se si fermano le riforme i rischi risalgono (…) In Grecia alcune cose positive sono state fatte, ma bisogna fare di più ed è urgente farlo”.
Tradotto: 1) Anche se non è vero, continuiamo a dirvi che “vediamo la luce in fondo al tunnel” e magari ci credete anche voi (ché le profezie che si autoavverano mica sono scemenze…) e “ne tornate a spendere i dindini”, cari cittadini ue;
2) Care Banche, non siamo disposti a regalarvi soldi all’infinito, arricchitevi un po’ meno, datevi una mossa e prestate i soldi alle famiglie che chiedono mutui e alle imprese che vogliono investire, ché così si avverano le scemenze che vi stiamo raccontando da circa 6 anni (http://www.ecb.europa.eu/…/edito…/2009/html/mb090910.it.html)
3) Cari governi, mettetevi l’anima in pace e finite lo sporco lavoro di riforme che “L’Europa” vi chiede: tagliate la spesa pubblica, riducete all’osso il welfare state, privatizzate l’impossibile. Ché dalla crisi dei vari paesi è possibile farci affari seri; non tutti, ma chi ha dindini da investire comprandosi a “stracu baratu” risorse pubbliche e private seriamente deprezzate. Ce lo ricorda anche un giornale italiano (Libero) molto sensibile alle conseguenze della crisi sulla vita delle persone che oggi, con invidiabile tempismo, intitola un pezzo in prima pagina: “Come guadagnare con l’euro-crac”.
4) Cari Tsipras e Varoufakis, fate da bravi, smettete di fare i cretini e allineatevi alle indicazioni che io, Cristina (Lagarde) e Jean-Claude (Junker) vi stiamo dando dall’inizio di questa vostra pagliacciata su “maggiore equità, sostenibilità del pagamento del debito, salvaguardia di un minimo di livello di dignità del vivere” per tutti i vostri cittadini. Ché non è più tempo di pagliacciate, ché le banche creditrici non hanno più voglia di aspettare né di rischiare…
Ora, sulle conseguenze economiche, e soprattutto politico-sociali, della politica di austerità che governa le nostre vite, molto è stato scritto. Ma in sintesi estrema si può dire: non hanno funzionato e non funzionano. Serve altro: la riscrittura delle regole sulla parità in bilancio, una politica economica che stimoli la domanda, la costruzione di una comune politica fiscale comunitaria, maggiori possibilità di azione specifica e autonoma per i singoli paesi”, e tanto altro…
Ma servirebbero soprattutto coraggio “nel e per” il cambiamento e voce di verità, ché le balle possono funzionare, ma non per sempre. Ché le vite delle persone non aspettano i tempi lunghi della politica monetaria della Troika e le speranze di vedere immutate le possibilità di guadagno per i soliti pochi centri di potere.
“Nel lungo periodo siamo tutti morti”, diceva Keynes, e i 600.000 mila bambini greci che vivono sotto la soglia della povertà così come il 90% delle famiglie che nei quartieri poveri di Atene sopravvive solo grazie alle banche del cibo, non hanno più molto tempo.
Forse a Mario (Draghi) manca il senso della realtà; forse gli serve lo spavento di una pivella che lo cosparge di coriandoli, per farlo tornare a comuni sensazioni di umana quotidianità; forse è come il Reverendo Clepus James dei Blues Brothers, che cerca di convincere Jake urlando “La luce. Tu hai visto la luce! Tu hai visto la luce!”; o forse è vero, e lui continua a vedere “la luce in fondo al tunnel” .
Ma a me sembra la tragicomica replica di chi, avendo importanti ruoli di governo per un gran numero di persone che poggiano il culo su questo pianeta, non riesce poi a vedere ad un palmo di naso la realtà quotidiana. Come Alan Greenspan (l’ex banchiere centrale americano, uno dei più pagati al mondo e co-responsabile dell’enorme speculazione finanziaria con i mutui subprime), incapace sia di vedere lontano per tutti noi, così come di non capire che, prima di entrare scalzo in visita ad una Moschea, devi vedere che calze hai indossato la mattina. E le sue calze, in quella deliziosa mattina turca, erano bucate, dannatamente bucate. Esattamente come le idee di questa dannata austerity: bucate.
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