Mio padre, buonanima, è sempre stato un bonaccione. Però si era portato appresso, in Sardegna, un brutto vizio.
Ogni tanto gli scappava qualche bestemmia. Perché al Nord un po’ si usa. Cioè, non è che al Nord stanno sempre a bestemmiare, però ogni tanto scappa. Se ti casca un martello sul piede, ad esempio, una bestemmia è un po’ accettata, ci si tappa le orecchie.
Per cui mio padre, milanese di padre romano, l’anima de li mortacci tua te possino ammazzate, qualche bestemmia gli scappava, un po’ in milanese, un po’ in romanesco.
Non sapeva che in Sardegna le bestemmie sono proibite. Non si dicono, sono censurate dalla società, non sono socialmente contemplate. Il sardo su queste cose è molto drastico.
Le parole in Sardegna hanno un peso diverso. Per esempio, un litigio lombardo, o veneto, o romano, o napoletano è diverso dal litigio sardo. In Sardegna certe cose hanno un peso, le parole sono pesanti come pietre. Se dici una certa cosa, sei uno stronzo, una merda, non è che poi torna tutto come prima e non fosse successo nulla. Anche il tono di voce conta molto. Sollevare la voce ha un significato quasi di rottura definitiva della relazione.
E poi ciascuna comunità di persone attribuisce un valore diverso alle cose. Cose che per gli uni valgono poco, per altri valgono tanto.
Queste cose bisogna un po’ saperle, ecco.
Mio padre non lo sapeva e sul lavoro, porco qui, maiala là.
Un giorno un collega, che pure si volevano bene, gli si avvicinò minaccioso.
“Stai insultando mia madre”, gli disse. “La madonna è come se fosse mia madre”.
Gli altri colleghi attorno fecero cenni di approvazione.
“Sappi che stai insultando mia madre”, gli disse nuovamente, serissimo.
Mio padre ci rimase molto male. Tornò a casa mogio, raccontò la cosa a mia madre, che serafica non seppe di meglio, donna sarda testarda, che dirgli: “te l’ho sempre detto io”.
Mio padre ci rimase male, molto male quella volta.
Ma non l’ho più sentito bestemmiare in vita sua.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
3 ottobre 2013: la strage di Lampedusa (di Giampaolo Cassitta)
Il prete e il povero (di Cosimo Filigheddu)
Una modesta proposta (di Cosimo Filigheddu)
La mia ora di libertà (di Giampaolo Cassitta)
A vent’anni si è stupidi davvero. A 80 no. (di giampaolo Cassitta)
La musica ai tempi del corona virus: innocenti evasioni per l’anno che verrà. (di Giampaolo Cassitta)
Guarderò Sanremo. E allora? (di Giampaolo Cassitta)
Quel gran genio di Lucio Battisti (di Giampaolo Cassitta)
Capri d’agosto (di Roberta Pietrasanta)
Il caporalato, il caporale e i protettori (di Mimmia Fresu)
Marshmallow alla dopamina (di Rossella Dettori)
377 paesi vivibili (di Roberto Virdis)
Per i capelli che portiam (di Mimmia Fresu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.704 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design