Ci hanno detto prima che producevamo troppo grano, poi troppo burro, troppo latte. Poi che bisognava “ diversificare” la produzione cioè tornare a coltivare due ettari di olivi, tre di vigna, trenta di erba medica e trenta di grano, i maiali cinti e du’ ciuchi amiatini in via d’estinzione che ti davano anche il contributo ma solo se eri donna, sotto i quarant’anni e nata in un giorno dispari. Ah, poi se aprivi una nuova partita iva a nome di tua figlia giovane imprenditrice agricola, donna e nata in un giorno pari prendevi anche quello per ristrutturare il podere e fare l’agriturismo. Dunque dell’azienda del nonno ne hai fatte quattro, tutte bio, tutte diversificate. Tutte con la carciofaia che fa ore, le pecore, le cinte e tre ciuchi amiatini per uno. Quattro numeri di stalla differenti, un solo detentore, il nonno, di 96 anni. Quattro contabilità, quattro domande PSR, quattro assistenze tecniche. E….quattro tessere sindacali, tutte con delega all’INPS.L’agriturismo ma senza piscina perché sennò deturpa il paesaggio. Ma ci sono i contributi per le piscine! Niente piscine, so’ brutte e zitti. Allora il viale di cipressi? No, il viale dì cipressi no, rende il paesaggio stereotipato. Poi arriva coso e dice: “Eh no! Così non va bene perché le aziende agricole italiane sono troppo frammentate! Serve aggregazione!”Allora le tue quattro aziende agricole, con le cinque del vicino – di cui una che produce anche 17 barattoli all’anno di pesche antiche biodinamiche sciroppate e le altre tre fattorie che nel frattempo sono diventate dodici – si riuniscono in una OP, l’organizzazione di produttori con una sua partita IVA. Non una OP, tante OP, una per ogni prodotto, una per i carciofi, una per le pesche antiche e così via. Alllora ora con la OP puoi fare il Pif, il progetto integrato dì filiera e anche te che hai presentato mille domande ma non hai mai preso un contributo, puoi riprovare e stavolta ce la fai a comprare sto cavolo di trattore, pagarlo il doppio ma prenderci sopra il 30% di contributo del PSR. Ma l’azienda è intestata alla tu’ moglie che ha superato i quarant’anni e a forza di domande è scappata con l’agronomo.Nel frattempo l’energia è diventata una produzione agricola (la lana no, non è un prodotto agricolo e non lo sarà mai!) e se fai un bell’impianto prendi tanti bei soldini per vent’anni. No, il fotovoltaico no, deturpa il paesaggio. Ma sul tetto? No, neanche sul tetto, meglio l’eternit! Allora, nel frattempo è morto il nonno, la figlia è entrata al lavoro in Coldiretti, con la tua nuova moglie giovane, dell’Europa dell’est (perché un’italiana col cavolo che ce la porti a vivere nel podere!) alla quale hai già affittato una parte dell’azienda con una nuova partita iva, nuova tessera, Coldiretti, anzi due, una anche della CIA, hai diversificato, fai i contratti dì filiera come ti hanno raccomandato e alla fine hai fatto anche un piccolo impianto fotovoltaico (senza contributo) e un bell’allevamento intensivo (così occhio non vede, cuore non duole )arriva Putin, invade l’Ucraina, i prezzi vanno alle stelle. Mancano cereali, il mais e gli allevamenti rischiano di rimanere a secco. Che ti ventilano ? Devi tornare agli anni ‘70 alle mono produzioni specifiche, seminare i terreni a riposo (con il gasolio ad oltre un euro?) e tornare all’allevamento estensivo perché le derrate altrimenti non bastano. Molto bene.
Alessia Farina è nata a Siena da babbo sardo e madre toscanissima. Il padre è di Nughedu San Nicolò ma il nonno era di Bono. I genitori hanno dato vita ad una delle prime famiglie “ miste” sardo/toscane nel 1972 avviando anche un’azienda a cavallo tra i comuni di Asciano e Trequanda. Alessia è sposata con Cosimo, nativo barbaricino di Ollolai, ha due figli maschi che se potessero si trasferirebbero in Sardegna domattina. Con Cosimo gestisce un’azienda ovicaprina che produce latte per la Cooperativa produttori Pastorizia Toscana e destinato al pecorino toscano DOP. Con i fratelli Giovanni e Fabio porta avanti l’azienda ovicaprina dei genitori e dal 2020 producono e vendono in azienda, in loc. Bellaveduta, formaggi fatti in maniera tradizionale sarda e toscana.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
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