Una brutta cosa, la bronco-polmonite. Specie se sei disoccupato, spiantato ed appiedato.
Ma il mio sfortunato amico ha forza da vendere, ed il cardiologo lo ha davvero rassicurato sulle ottime condizioni del suo organo più importante, insieme al cervello.
Non c’è in città un centro destinato alla cura di certe patologie, ma il reparto “infettivi” può andar bene, in mancanza d’altro.
Un postaccio dove l’ultimo pianerottolo lo hai sempre lì davanti, sotto forma di un giovane alto due metri che “pesa due grammi” e passeggia come un fantasma su e giù per il lungo corridoio, senza sguardo, come se cercasse una meta, definitiva.
Di un anziano intubato peggio di un condizionatore o di un altro che viene ricoverato solo mezzora dopo di te, sofferente e lamentoso, si lamenta con un accento che riconosci subito, è un “sussincu”, un settantenne di Sorso che, non appena sistemato sulla carrozzina e portato vicino al letto a lui destinato, riprende stranamente colorito e gli occhi gli si illuminano a festa.
Nel letto a fianco al suo giace, sofferente anch’essa, una figura femminile, arriva dal Brasile e non ha molta voglia di parlare. L’anziano però sembra non farci caso ed attacca subito bottone, mostrandosi premuroso e sorridente: “e lei, signorina, come mai è ricoverata? Vuole dell’acqua, ha bisogno di qualcosa, mi dica pure, che posso farmi portare di tutto dai miei parenti io”. La “brasiliana” si volta e con un sorriso ed un accento inconfondibile, declina gentilmente l’offerta di aiuto. A quel punto, il mio amico che in mezzora si era già fatto un grado completo di conoscenza del posto, si avvicina al molto premuroso anziano e gli sussurra, con un velo di complicità: “guardi che “la signorina” non è esattamente quello che sembra, e poi, questo è un reparto “maschile”, eh!” Ma nulla, l’anziano vuole conoscere e dialogare a tutti i costi con la “vicina” ammalata, che è in realtà una persona bisex -Adira in arte, Anastácio all’anagrafe- generosamente fornita di tutti gli attributi del caso.
Come se la guidasse da sempre, con quattro colpi di mano sulle ruote della carrozzina è già a fianco dell’altro letto, la “signorina” subdora subito grosse rotture di maroni in giro e fa per alzarsi, mentre allunga un braccio ed afferra il pacchetto di sigarette sul comodino, l’accendino: “lo vede, lei non deve fumare, se è qua vuole dire che il problema ce l’ha dove quel fumo fa danno!”- lei cerca di spiegargli che non è lì per problemi respiratori ma lui subito riprende: “a lo vede? Anche la voce le sta rovinando la sigaretta!”
Il mio amico non sa se ridere o piangere, ma la butta lì: “Oh signor Peppino, la voce, appunto, non è che ce l’ha grossa per le sigarette, ce l’ha grossa e basta, anzi, e non solo quella c’ha, grossa!”
L’atteggiamento dell’anziano cambia di colpo, sparisce l’aria da buon samaritano ed appare una maschera schifata, tronfia di disprezzo e gli scappa un “chi lu vegghiani fattu cu’l’uncinetto, lu vegghiani!”
Da quel momento, per qualche decina di minuti, insistette ad offendere in ogni modo e denigrare Anastácio e tutti gli immigrati per generazioni e generazioni, sino a che, il mio tranquillo e pacifico amico, non gli ha fatto notare che, di sassaresi, sardi o italiani, là dentro c’erano solo loro due, messi pure male per giunta.
Facendolo così finalmente desistere da quel bieco e davvero viscido razzismo che odia “lo straniero” ma ne violerebbe volentieri le figlie o le mogli, senza tralasciare nemmeno i bambini, paventando nonsisabenequale “superiorità”.
Nelle guerre fra poveri si perde sempre, non si è vinto mai.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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