GENTILI LETTORI, IL POST CHE SEGUE RIGUARDA L’IMMINENTE PARTITA ITALIA-SVEZIA E SI COMPONE DI DUE PARTI. VA TASSATIVAMENTE LETTO DOPO LE 23.30 DI QUESTA SERA. SIETE PREGATI DI LEGGERE LA PRIMA PARTE IN CASO DI QUALIFICAZIONE DELL’ITALIA, LA SECONDA IN CASO DI ELIMINAZIONE. L’UNA O L’ALTRA, NON ENTRAMBE. GRAZIE.
In caso di vittoria
Se non è una scienza esatta, poco ci manca. Il calcio si svilupperà pure attraverso percorsi indecifrabili e episodi accidentali, ma alla fine la tradizione e la cultura di un Paese in quella pratica sportiva prevalgono su tutte le incognite. L’Italia va ai mondiali in Russia, ribaltando il risultato dell’andata che l’aveva vista soccombere di misura in Svezia. Giusto così, ma forse occorre fare mezzo passo indietro per sottolineare, una volta di più, la nostra tendenza al disfattismo, a deprimerci oltre i nostri demeriti. Dopo la partita di venerdì, obiettivamente pessima, i nostri più acuti commentatori si erano accaniti contro la gestione tecnica di Ventura e avevano impietosamente sottolineato le lacune strutturali del calcio italiano, la cui inferiorità nel panorama europeo ritenevano palese. “Non abbiamo fatto altro che calciare palloni alti in area che puntualmente i difensori svedesi respingevano”, è stata l’accusa di questi tre giorni, un’accusa che sottintendeva anche l’incapacità dei nostri centrocampisti di fare gioco e dei nostri attaccanti di sapersela sbrigare da soli, in mancanza di adeguati rifornimenti. Stasera, invece, tutto ha funzionato quanto bastava per ottenere il risultato, l’unica cosa che davvero contava. Ma davvero questi critici ritengono che giocatori che il nostro movimento sia di così infimo livello? Non sanno forse che a Verratti sono affidate le chiavi del centrocampo di una delle più forti squadre di club europee, qual è il Paris Saint Germain? È arrivata voce, a costoro, che tra i bomber dei principali campionati europeo Immobile è il più prolifico, in questo primo scorcio di stagione? Hanno forse dimenticato le cifre folli offerte al Torino dai club stranieri per portarsi via quel fenomeno di Belotti? Sanno che Darmian gioca non nel Borgorosso football club ma nel Manchester United, uno dei club più titolati della storia del calcio? Una parola per Ventura, infine. Trattato da incompetente, bistrattato, attaccato per una dote che molti italiani considerano inaccettabile: la coerenza. Ha puntato su uno schema di gioco anche a costo di tenere fuori Insigne, uno dei nostri giocatori di maggior classe, resistendo alle strattonate e agli insulti dei più. Alla fine, la sua fermezza ha avuto ragione. Ventura non vi ricorda forse, signori critici, il Bearzot del 1982?
In caso di sconfitta
Ho dovuto cercare su Google il nome di battesimo del commissario tecnico Ventura, prima di scrivere questo pezzo: non me lo ricordavo. Lo annoto solo per dare un’idea di quanto abbia inciso, nella nostra esperienza calcistica, questo selezionatore posto non si sa perché alla guida della nazionale di una delle maggiori potenze calcistiche mondiali. Non avrò mai bisogno di aiuti in vita mia, per quanto la memoria possa abbandonarmi, per ricordare che Bearzot si chiamava Enzo e che Lippi si chiama Marcello. Pur nell’evidente disastro del nostro movimento pallonaro – Immobile segna solo in Italia, Verratti è un giocatore chiaramente sopravvalutato, la nostra difesa ha un’età da Casa Serena, in generale i nostri giocatori sono tra i meno talentuosi d’Europa – Gian Piero (si chiama così) Ventura è certo il maggiore responsabile di una delle pagine più indegne della nostra storia sportiva. Se non siamo riusciti a superare la pur valida Svezia e se dopo sessant’anni abbiamo fallito la qualificazione ad un mondiale, il principale responsabile è questo mestierante della panchina, convinto di poter applicare alla nazionale i pochi e rigidi schemi messi in pratica con qualche risultato in club di secondo piano, quando non di serie B, del panorama nazionale. Lasciare fuori dalla formazione titolare Insigne, riesumare il dimenticato Gabbiadini, fingere di non sentire i richiami al buon senso che noi critici gli abbiamo più volte benevolmente rivolto, ecco, tutte queste sono state le tappe dell’inesorabile percorso verso la “catastrofe”. Lo scrivo tra virgolette perché di “catastrofe” Ventura aveva parlato, in caso di mancata qualificazione. L’ha provocata, ora ne risponda. Vada pure a farsi consolare tra le braccia della sua giovane moglie e speri di essere dimenticato. Ma se una classe politica esiste, in questo Paese, che abbia il coraggio di portare in Parlamento questa sconfitta, affinché si conoscano nomi e cognomi di chi ha dilapidato in maniera così dilettantesca le risorse destinate allo sport esponendo il nostro Paese ad una così infamante umiliazione. Sono sicuro che se quei nomi verranno fuori li ricorderemo sempre, senza doverli cercare su Google.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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