Dunque, ora c’è questa faccenda che se non la condividi la cosa non è successa. Voglio dire, i filosofi del contemporaneo da un po’ di giorni se la stanno prendendo con i social, i selfie e con WhatsApp. Dicono che queste diavolerie stanno annullando la percezione privata degli avvenimenti e delle relative emozioni individuali. Che tra un po’ non potremo più goderci un buon piatto di pastasciutta se prima non lo riprodurremo con sintetico e facondo commento sul nostro profilo Facebook; che ogni viaggio sarà noioso e inutile se a ogni tappa non lo illustreremo ai nostri contatti; che entro breve, dice qualcuno, anche i più appaganti ma privati momenti della nostra esistenza dovranno essere comunicato se non su Facebook almeno a una quarantina di amici di WhatsApp. E a proposito di questi momenti intimi, aggiungono che già da ora certi selfie sfiorano il porno (l’ho sentito su Radiodue, ma io così non ne ho mai visti). E che questa è una novità, dicono i filosofi. Ed è soprattutto quest’ultima che mi sembra una stronzata. Io penso che non sia necessaria la laurea in Psicologia per arguire che ciascuno di noi cerca istintivamente di dare una forma e un limite alle proprie emozioni, di regolarle, di fare in modo che non ci travolgano e insieme che non scompaiano. E la condivisione è sempre stato il sistema più usato e sicuro: comunicare l’emozione per contenerla, addirittura per annullarla quando l’emozione è sgradevole. Il vecchio “effetto liberatorio” di cui abbiamo sempre abusato senza fare troppa sociologia. Oppure per fissarla, dargli un effetto duraturo, quando l’emozione è piacevole. Se la prendono anche contro i selfie, parlando di un inedito esibizionismo scatenato dalla diffusione degli smartphone. Ma perché, anche prima degli smartphone non vi siate mai imbattuti in uno dei tanti delinquenti che vi si appiattolava alle balle per mostrarvi le sue foto di viaggio? Erano vere e proprie trappole sanguinose. Tu entravi in redazione o varcavi ignaro la soglia di una casa e ti trovavi quattro portafogli spalancati su centinaia di foto ordinate per argomento o cronologicamente. Il clou era quando il commentatore diceva. “Scusa, sto andando troppo in fretta?”. Immaginatevi quindi quando questa gente con lo smartphone e Facebook si è trovata in possesso di un agile album fotografico portatile. Meglio per noi, d’altro canto. Quando ti facevano la trappola in casa o al lavoro, eri fottuto. Ora se vuoi puoi spostarti su un altro profilo e il rompiballe non se ne accorge. E in quanto all’esibizionismo, non ricordate quanto questo vizio connaturato all’umanità abbia raggiunto vertici altissimi utilizzando i pur ridotti strumenti di esibizione che esistevano prima di Internet? Per dire, a esempio, l’esibizionismo sessuale. Non è mica passato un secolo da quando le pareti delle edicole erano tappezzate di giornali porno in tutte le declinazioni. Ricordo che un mio collega puntiglioso una volta convinse un edicolante, vicino alla nostra redazione, a togliere il cellophane da una di queste riviste perché voleva verificare qualcosa ma non aveva alcuna intenzione di comprarla, non era scemo. La rivista era intitolata “Gola profonda” e a quel numero era allegato l’inserto “Speciale pompa”. -E’ pleonastico- diceva il mio amico all’edicolante –. Quale approfondimento può esserci nell’allegato rispetto al tema unico della testata principale? Alla fine il commerciante fu preso da questa problematica e ruppe l’involucro, perdendo così la possibilità di vendere la rivista. Soddisfatto per il suo atto di eroica prodigalità disse al mio collega -Va bene, ora controlliamo. -Non me ne fotte niente. Ora devo tornare a lavorare. Comunque, la perfidia del collega non c’entra. Volevo chidedervi se in questa pornotapezzeria delle edicole non ricordiate quanto spiccavano i vari “Autoscatto”. Erano per lo più foto di anziane bagasce nude (“milf” ancora non l’avevano inventato) che si mettevano davanti allo specchio e prima di inviare le foto, in un sussulto di pudicizia, rendevano irriconoscibile il viso con un pennarello nero. Dice, erano cose autopromozionali. Ma neppure per idea! Era esibizione pura, magari neppure sempre pruriginosa. Gente, uomini e donne, che aveva voglia di mostrarsi. Erano i selfie alla Polaroid. Ci sono sempre stati angoli di vita che non hanno senso se non condivisi. Io avevo un compagno di scuola che era di una simpatia travolgente e riservato quanto una spia russa. Suonava la tromba. Una volta si fece feria e dalla strada suonò sotto la finestra della nostra classe la carica del generale Custer. Uscimmo come un sol uomo per raggiungerlo e il professore di Filosofia, piuttosto adombrato, ci fece sospendere tutti. Giornata indimenticabile. Ebbene, questo mio compagno era anche un tipo affascinante e aveva una vita sessuale piuttosto intensa. Della quale, naturalmente, non parlava mai. Tra i ragazzi allora c’era riservatezza su quegli argomenti. E non soltanto nella mia greffa. Dopo la maturità andò a studiare a Roma e, siccome non navigava nell’oro, lavorava per aiutare la famiglia a mantenerlo all’università. Questo per dirvi che non aveva soldi da buttare. Ogni giorno per andare in mensa passava davanti a un’agenzia di viaggi che esponeva le tariffe dei voli intercontinentali. In quegli anni ci fu una specie di guerra dei prezzi e accadeva che alcune compagnie all’ultimo momento praticamente regalassero i posti invenduti. Un giorno il mio amico passò davanti all’agenzia e vide un Roma-New York andata e ritorno a 20.000 lire con partenza quasi immediata. Era una provocazione della compagnia contro la concorrenza. Un biglietto che valeva milioni di lire, in realtà. Il mio amico aveva i documenti in regola, entrò, comprò il biglietto e non lo disse a nessuno. Dopo pochi giorni era in volo verso l’aeroporto Fiorello LaGuardia. Quando atterrò sapeva di essere a due passi da Manhattan perché lo aveva letto in un pieghevole gratuito plurilingue. Ma non aveva in tasca neppure i soldi per uscire dall’aeroporto. Trovò un poliziotto di origine italiana e con il suo charme lo convinse ad aiutarlo in biglietteria (non parlava una parola di Inglese) a sostituire la data del ritorno fissata per la settimana successiva, con la prima partenza per Roma, di lì a poche ore. E quindi se ne stette tranquillo in aeroporto ad aspettare la partenza, nutrendosi con una barretta di una specie di Ciocorì offertagli dal poliziotto. Quando una decina o più di anni fa uscì il film di Spielberg “The Terminal” pensai a lui. E a pensarci bene il mio amico è proprio uno tipo Tom Hanks. Insomma, si imbarcò, dormì in aereo e quando arrivò a Roma andò dritto alla mensa, dove vedeva ogni giorno i suoi colleghi. Si sedette al tavolo, si guardò intorno, impose il silenzio e proclamò -Sapete dov’ero sino a poche ore fa? A New York! Gli astanti si guardarono tra loro perplessi, qualcuno scosse le spalle e ripresero i discorsi di prima, un po’ stupiti per la battuta cretina del mio amico che di solito invece era spiritoso. E tutta questa storia ve la dico solo per il commento che al termine del suo racconto il mio amico fece con me. -Cazzo, Cosimo, mi sono sentito perduto. La sfacchinata che avevo fatto era totalmente inutile perché non potevo dimostrarlo. Era come aversi scopato Laura Antonelli senza nessun testimone. E qui vorrei commentare che il mio amico faceva l’amore, ma non “si scopava” nessuna. L’espressione usata aveva un valore espressivo tutto simbolico e spersonalizzante dell’evento eccezionale; così come emblematica, per farmi capire il concetto, era la scelta di quell’icona sessuale che all’epoca era Laura Antonelli. Insomma, Internet non era neppure in mente Dei perché aveva altre cose a cui pensare, però il mio amico già da allora pensava che certe emozioni sono inesistenti se non condivise. E il suo strumento di condivisione era la tavolata della mensa, in attesa dello smartphone. Il mio amico in quanto a donne era riservatissimo, ma l’ipotesi di ritrovarsi nel letto di Laura Antonelli non apparteneva più alla sfera sessuale intima della partner e sua, ma a quella del realismo magico che ogni tanto sfiora la nostra vita, come imbattersi in un fantasma, in un disco volante o non avere in tasca cinque centesimi per fare ballare l’orso del gobbo ma volare a New York e tornare dopo poche ore. Mi colpì molto quella specie di metafora sessuale sulla Antonelli, usata così, in maniera un po’ volgare, da uno che rispettava le donne ed era per questo rispettato da donne e uomini. E ho pensato a tutti i garzoni che portavano il latte o i giornali, adolescenti che inusitatamente si sono trovati tra le lenzuola di Marilyn Monroe negli ultimi mesi della sua vita, quando nel suo disperato cupio dissolvi si annichiliva con il sesso sempre e con chiunque. Che cosa voleva dire per quei ragazzi fare l’amore con un simbolo erotico? Era un po’ come quando a un pastorello dell’arcadia compariva Afrodite in persona invitandolo a raggiungerla dietro un cespuglio. Laura Antonelli, Marilyn Monroe, Afrodite, non più donne ma avvenimenti prodigiosi. Non era sesso, era molto di più: un evento eccezionale che allora come adesso non esisteva se non lo fissavi nella realtà. Condividendolo.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
Da Mattarella a Zelensky passando per Sanremo.
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
Un rider non si guarda in faccia (di Cosimo Filigheddu)
Ciao a Franco dei “ricchi e poveri”. (di Giampaolo Cassitta)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.022 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design