Non lo so cosa siamo diventati. Stento a credere ci sia gente che auguri la morte a persone che ancora devono nascere. Stento a credere che tutto questo sia soltanto perché lo zio della bambina ha postato la foto della sorella su Instragram e, con affetto ha scritto: lo zio ti sta aspettando. Bernadeschi, quest’estate, ha cambiato squadra di calcio passando dalla Fiorentina alla Juventus. E così sono volati gli insulti e le minacce di morte a lui, alla sorella e alla bambina che verrà. Stento a credere che queste cose possano essere annoverate nel tifo, nel cinico gioco di risse da bar. Non conosco Bernardeschi e so soltanto che è un giovane ragazzo che gioca a pallone. Uno che sta alle regole del gioco e che vede, ormai, tra le varianti possibili quello di passare da una squadra all’altra. Lo hanno fatto Higuain, Baggio, Maradona, Bonucci. C’è gente, invece, che pensa all’attaccamento alla maglia come se fosse una bandiera da sventolare tutti i giorni: Totti è una bandiera, Riva è una bandiera. Non lo so. Ho sempre pensato che il calcio fosse un gioco e andasse preso proprio per quello che è: ventidue giocatori che tentano di buttare la palla dentro un rettangolo per cercare di vincere la partita. Tutto lì. Certo, ci sono poi le giocate epiche, i dribbling, le rovesciate, i gol impossibili e le rimonte improbabili. Capace che anche una squadra di provincia possa diventare la più brava e vincere lo scudetto. Ma quella provincia continuerà a pulsare come sempre. Se ne facciano una ragione i tifosi fiorentini: Bernardeschi ha solo attuato le regole del gioco. Era successo anche con Bonucci che dalla Juve è passato al Milan o con Baggio dalla Fiorentina alla Juventus. C’è molto rumore di niente in questo paese e, credetemi, non è un bel sentire.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.012 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design