Ieri il direttore del giornale online La Gazzetta di Lucca ha scritto un editoriale nel quale annuncia che pregherà affinché Laura Boldrini venga colpita da un male incurabile. La ritiene prima responsabile dell’invasione di immigrati clandestini e in generale del degrado nazionale. “Ci resta, a noi che siamo seguaci di una religione che cerca nel destino le tracce di speranza per guardare con ottimismo al futuro – scrive il direttore – solo una speranza: pregare e pregare con tanta intensità da sperare di poter riuscire, prima o poi – meglio prima che poi – a far sì che Laura Boldrini venga colpita da un male incurabile, di quei mali che non ti chiedono il permesso quando vogliono entrarti dentro, di quei mali che, al pari dell’arroganza del Potere, non si peritano di chiedere scusa quando provocano sofferenze, dolori, devastazioni, stravolgimenti sociali, di quei mali che quando scelgono di partire, non hanno bisogno di alcuna autorizzazione per sbarcare le proprie cellule malate nei disordinati porti della nostra esistenza”. Eccetera, eccetera, eccetera. Tenete conto che La Gazzetta di Lucca è una testata giornalistica regolarmente registrata. Mi sono sempre chiesto perché Laura Boldrini calamiti su di sé questo odio così profondo e violento, oppure perché Laura Boldrini sia il soggetto di una buona percentuale delle notizie false e diffamatorie che, ogni giorno, avvelenano i pozzi dei social network. Una volta, uno di questi siti zeppi di invenzioni che migliaia di allocchi si bevono, arrivò addirittura ad attribuirle un passato da spogliarellista in certi ambigui programmi televisivi della seconda serata. Mi sono chiesto perché un poliziotto che filma con telefonino un immigrato in bici, durante il servizio, debba necessariamente collegarlo alla Boldrini, mi sono chiesto perché certi giornali siano arrivati a promuovere una campagna contro di lei perché sarebbe andata dal Papa in ciabatte, questa l’esilarante accusa (in realtà non erano ciabatte, ma sandali).
Se qualcuno mi rispondesse che la presidente della Camera questa impopolarità se la cerca, ammetterei che ha ragione. In una sinistra dove i cedimenti alla xenofobia e all’aiutiamoli a casa sono ormai largamente diffusi e investono anche i massimi vertici, dove poche ore fa si è sdoganata la difesa della razza, la Boldrini ha mantenuto senza cedimenti la barra dritta su certi inderogabili valori di civiltà: la pari dignità di ciascun essere umano, il suo diritto ad una vita migliore, il dovere dell’accoglienza. Non ha cercato equilibrismi ruffiani, no, ha tenuto fede alle sue idee. Su altri soggetti politici, la propaganda della destra potrebbe pigiare a colpo sicuro il tasto della radical chic che professa buoni sentimenti da certi salotti esclusivi, senza essere mai stata in un centro accoglienza. Solo che i razzisti questa carta con la Boldrini non possono giocarla, essendosi lei occupata di guerra e immigrazione sul campo, sporcandosi le sue stesse mani, in tanti fronti caldi del mondo, fin da quanto era una giovanissima studentessa. La Boldrini parla perché sa, perché ha visto e ha metabolizzato certe dinamiche, concludendo che il dialogo e l’incontro tra gli uomini resta l’unica strada percorribile. Allora la si attacca perché parla di miseria e invita alla solidarietà, ma nello stesso tempo gode dei privilegi della casta. Poi è bella, elegante e raffinata, quindi non sarebbe credibile quando predica su povertà e sofferenza: in un mondo dove tutto e fiction e recitazione, c’è chi ritiene credibili le parole solo se chi le pronuncia esibisce un vestiario e un aspetto coerenti. Facciamo, allora, che nessun politico beneficiario di indennità e auto blu possa spendere una parola per chi sta peggio, che venga condannato per ipocrisia qualunque deputato o senatore si occupi di casi umanitari. La verità è che viviamo un tempo assurdo, buio, senza logica né senso. Un tempo in cui predicare la pari dignità dell’uomo, il dovere dell’accoglienza e il diritto ad una vita migliore resta il più rivoluzionario e temuto dei messaggi. La Boldrini rappresenta l’apertura senza pregiudizi verso il mondo, in un’epoca in cui tornano ad alzarsi sinistri muri e fili spinati e molta gente vuole rinchiudersi dentro le proprie certezze, protetta da confini a tenuta stagna. Per questo la Boldrini attira i fulmini dell’odio su di sé. Ce ne sono persino per il Papa, figuriamoci per lei.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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