Alcuni lettori si sono offesi per il mio articolo precedente.
Normale: voleva anche essere offensivo.
Ma non è una delle mie solite provocazioni.
Quando sai poco e niente di una storia così, che ti colpisce come un pugno allo stomaco, è inevitabile riempire i vuoti con cose che hai già vissuto.
Un amico di Facebook ci ha riconosciuto la pratica antica dello sgarrettamento del bestiame per vendetta, pratica molto diffusa quando ero piccolo.
Lo sgarrettamento è una vendetta “minore”, perché la vittima può ancora recuperare qualcosa vendendo la carne delle pecore ancora vive.
Ed è anche un modo per dimostrare che la vendetta è eseguita per “motivi di onore” e non per interessi economici: le pecore rimangono lì, per terra.
I miei lettori animalisti inorridiscano pure: nella Sardegna in cui sono cresciuto, la sofferenza degli animali era l’ultima preoccupazione dei sardi.
Secondo me l’amico di FB sbaglia, perché una parte degli animali di Gabriele Secci è stata rubata.
Ma ripeto: ne sappiamo troppo poco e riempiamo i vuoti della storia con il nostro vissuto.
Proprio per questo io vedo in quel massacro di animale piuttosto una beffa atroce.
Come può venirmi un’idea così perversa?
Ho studiato all’ITI per periti chimici di Cagliari e ogni giorno prendevo il treno per andare a scuola.
Eravamo diversi ragazzi di Iglesias e avevamo costituito una banda: sempre assieme.
Uno di noi era Peppe, che frequentava il nautico.
Peppe, al contrario di noi era iglesiente di pura razza e conosceva tutte le storie della città, che noi, che venivamo dalla periferia, non potevamo conoscere.
Peppe era anche molto bravo a raccontarle, queste storie.
In genere si trattava delle beffe che gli iglesienti commettevano ai danni di qualcuno.
Cose orribili, a ripensarci oggi.
Ma così eravamo.
Bravi ragazzi, onesti, di sinistra, ma feroci.
Del resto a Iglesias era così.
Eravamo tutti così, almeno noi figli di operai.
Sempre a prenderci per il culo a vicenda e a inventarci delle beffe ai danni degli altri.
La storia dell’asino del Circo Piero.
Il Circo Piero veniva ogni anno a Iglesias.
Se non ricordo male Piero stesso era di Iglesias, ma aveva fatto carriera.
Come si può immaginare dal nome, il Circo Piero non aveva grandi ambizioni.
L’unica attrazione del circo era un asino che, quando il domatore gli chiedeva di indicare quale signora del pubblico non avesse le mutande, andava dritto dalla prima donna che vedeva e pestava lo zoccolo davanti a lei.
A giudicare dall’umorismo, Piero deve essere stato davvero di Iglesias.
Poi Peppe ha raccontato che una notte l’asino è sparito.
L’hanno ritrovato morto.
E Peppe rideva all’idea del Circo Piero rovinato dalla morte dell’asino.
E noi pure ridevamo.
Inutile dire che non ho la più pallida idea del perché ridessimo, ma ridevamo.
Ma eravamo ragazzi di Iglesias, ragazzi sardi.
Ah, da ragazzino, gli altri mi chiamavano “l’amico degli animali”, per prendermi per il culo e riferendosi a un programma della televisione.
Figuratevi come erano gli altri.
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