Ci sono luoghi depositari di sogni e ci sono cose che non paiono costruite dagli uomini e sono lì, a dimostrare l’esistenza di un forte connubio tra l’infinito e il cielo. Perché poi uno ci prova a scrivere la Divina Commedia o a inventarsi, con del ferro, una torre per l’esposizione mondiale di Parigi. E c’è gente brava a regalarsi le curve di una Sagrada famiglia per arrotondare la vita o, ancora, qualcun altro che disegna l’orrore della guerra civile con Guernica. Insomma, quelle cose lì, che quando le vedi non sai mai come si sono mosse le mani, gli occhi e le menti di chi le ha costruite. Poi, per caso passi, di lato, all’interno della Basilica di San Pietro e la vedi. Lucida e serena. In perenne attesa. Con lo sguardo verso il figlio e, forse, verso l’eternità. Quello che ti colpisce non è il complesso marmoreo, ma le curve perfette e bellissime del velo appoggiato sul capo. Ti colpisce la bellezza lenta e vaporosa, la passione pura, la contemplazione, il pensiero sospeso e l’umana pietà prestata a chi aveva perso il suo giovane figlio. La pietà di Michelangelo: il gradino tra l’infinito e la bellezza estrema. Il 21 maggio 1972, giorno di Pentecoste, un geologo australiano di origini ungheresi di 34 anni, László Tóth – eludendo la sorveglianza – riuscì a colpire con un martello l’opera di Michelangelo per quindici volte in un tempo di pochi secondi, al grido di “I am Jesus Christ, risen from the dead! (“Io sono Gesù Cristo, risorto dalla morte!”), prima che fosse afferrato e reso inoffensivo. Da allora la Pietà è protetta da una speciale parete di cristallo antiproiettile. Ma è rimasta lì. Perché la bellezza non sparisce. Soprattutto quella che ha un’anima. E Michelangelo l’anima, a quelle curve dolcissime, l’ha scolpita molto bene.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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